Pubblichiamo il commento di Marco Bertoncini uscito oggi sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi, grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori.
Potrebbe apparire incredibile, ma l’ipotesi delle dimissioni di Silvio Berlusconi conosce, nei palazzi, una circolazione ben maggiore di quanto oggettivamente si potrebbe pensare. Il Cav sta compiendo l’impossibile, pur fra contrastanti ed esasperanti balzi di umore (che si traducono in oggettive difficoltà politiche per l’intero mondo che intorno gli ruota), per serbare integra la propria condizione di parlamentare.
Perché mai dovrebbe spontaneamente rinunciarvi?
La risposta all’interrogativo è abbastanza semplice: perché, quand’anche decidesse la resistenza massima, la decadenza sarebbe pronunciata lo stesso. È solo questione di poche settimane. Meglio, quindi, agire con propria decisione, piuttosto che essere mazzolato per volontà altrui con eguali conseguenze. Le dimissioni avrebbero, secondo suggerimenti che è difficile capire quanto siano fondati, la conseguenza di muovere molto più facilmente il capo dello Stato alla clemenza. Insomma, B. sarebbe libero di far politica, senza la carica parlamentare.
Ecco, però, che emerge l’ovvio timore di perniciose conseguenze giudiziarie, una volta privo dell’usbergo dell’immunità. È questo il ricorrente rovello che agita il Cav. Non si fida, ripetono molti. E ne ha ben donde. Dovrebbe essere pago di dichiarazioni da un paio di procure?
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