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Le ragioni di un iroso Napolitano

Pubblichiamo grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori il commento di Marco Bertoncini apparso sul quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi, Italia Oggi.

Si può scrivere che all’Uomo del Colle alla fine sono girate le scatole? Chiedendo venia per l’espressione, la nota quirinalizia di ieri sembra giungere da un Giorgio Napolitano esasperato: per le contraddittorie posizioni politiche fatte trapelare da Silvio Berlusconi nelle ultime settimane; per le richieste (pretese?) che all’evidenza debbono essergli giunte non sempre in maniera delicata; per l’inattesa decisione assunta estemporaneamente dai parlamentari pidiellini. L’insolita ruvidezza della replica presidenziale ha senz’altro motivazioni d’insofferenza personale (come personali sono non poche decisioni del Cav), ma si deve leggere nella sua politica oggettività.

In sintesi, significa: piantatela e adattatevi alla sconfitta giudiziaria inflitta a B. Delle irate e sferzanti espressioni sia lecito soffermarci su un semplice aggettivo: non si deve, per stare vicini a Berlusconi, «mettere in causa il pieno svolgimento delle funzioni dei due rami del Parlamento». L’aggettivo è «pieno». Sbaglieremo, ma vogliamo leggervi un sottinteso: se anche voleste confermare le dimissioni, senz’altro inguaiereste Camera e Senato, ma lo svolgimento dei loro lavori non sarebbe né impedito né paralizzato; soltanto, non sarebbe più «pieno». Tradotto: le Camere potrebbero egualmente andare avanti, votando per accogliere o respingere le vostre dimissioni («individuali», ricorda ironico Napolitano), dando o negando la fiducia al governo, deliberando sui provvedimenti indispensabili, fra i quali possiamo essere sicuri vada collocata la riforma elettorale. Volete fare l’Aventino? State attenti, perché anche in vostra assenza si può procedere. Con difficoltà politiche, innegabili; ma istituzionalmente il Parlamento potrebbe ancora operare.


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