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Le sbandate di Rehn non solo sulla Ferrari

Forse è giunta l’ora di chiedere una moratoria delle ramanzine e dei non troppo bonari scapaccioni che arrivano periodicamente da Bruxelles da loquaci commissari come Olli Rehn.

Il signor Rehn ha dispensato oggi le sue verità, che in verità tutti sapevamo.

Sapevamo che il Pil italiano cresce poco, anzi non cresce.

Sapevamo che bisogna rispettare la stupida regola del 3 per cento nel rapporto deficit/pil.

E sapevamo anche dovremo nei prossimi anni abbattere il debito pubblico, come da imposizioni bruxellesi di stampo teutonico chiamate Fiscal Compact.

E sapevamo già che la Commissione europea preferisce tassare i patrimoni che le cose e le persone, da qui la ramanzina per l’abolizione dell’Imu.

Ma non sapevamo che a Bruxelles ci si trastullasse in maniera così onanistica con questi alambicchi ragioneristici (e lo diciamo chiedendo scusa ai ragionieri, non solo ai ragionieri generali dello Stato).

Ora sappiamo, dopo le esternazioni del signor Rehn, che oltre alle regole stupide ci sono personalità delle istituzioni europee che con le loro stupefacenti (stavamo per scrivere stupide ma negli articoli vanno evitate le ripetizioni) dichiarazioni contribuiscono ad aggravare la percezione sui conti pubblici del nostro Paese e pure l’immagine di marchi del made in Italy come la Ferrari.

Complimenti, signor Rehn.

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