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Letta, ci vuole lungimiranza cinese

Lungimiranze. L’ente governativo paramilitare cinese XPCC, che sa per Xinjiang Production and Construction Corps, ha siglato un accordo con una società ucraina grazie al quale avrà il controllo, per i prossimi 50 anni, sulle produzioni agricole e allevamenti di maiali in un’area che si estenderà, gradualmente, fino a tre milioni di ettari. Ovvero grande come il Belgio e pari al 5% dell’intera Ucraina. Mantenendo la stessa proporzione, è come se noi avessimo ceduto l’usufrutto della Calabria. Non è la prima volta che enti cinesi affittano terra fuori dai confini: è successo in Sudamerica – Argentina e Brasile – e in Paesi del Corno d’Africa. Lo scopo è quello di avere riserve di cibo disponibile nell’ipotesi che diventi sempre più difficile o oneroso acquistarlo sui mercati internazionali. Si sa, il futuro è incerto.

La presa di Telefonica su Telecom Italia, attraverso l’escamotage Telco, ha gettato nel panico mezz’Italia dei palazzi politici e nel ridicolo il presidente della compagnia telefonica Franco Bernabè che ha dichiarato di aver appreso il cambio di casacca a giochi fatti in un’audizione al Senato (beh, a guardare bene in Parlamento potrebbero anche essersela bevuta, visto com’è andata per la nipote di Mubarak).

Con i buoi già scappati è partita l’affannosa ricerca, da parte del governo, di un rimedio alla fuga di una società che ora sappiamo essere molto strategica, soprattutto perché proprietaria dell’unica rete di telecomunicazioni capillare del Paese. E allora via con le golden share o rule che dir si voglia, interventi del Copasir, progetti di abbassamento della soglia di opa per costringere Telefonica a pagare quantomeno il giusto la società, o farla scappare.

Ma non doveva essere un’”operazione di sistema”? Sì, di sistema-zione a Telefonica una volta che il paravento di Telco sarebbe caduto e a tutti sarebbe stato manifesto quel che già molti pensavano: ovvero che Cesar Allerta avrebbe accettato un investimento di minoranza, pur essendo l’unico socio industriale e capace quindi di gestire “la baracca”, solo per poi lanciare un take over liscio come l’olio nel momento opportuno.

Cosa dovrebbero insegnare queste due storie? Al presidente del Consiglio Enrico Letta, intenzionato a far partire un corposo piano di privatizzazioni (Poste, Fincantieri, Ferrovie dello Stato e chissà che altro) dal chiaro sapore della svendita visto il periodo, che la lungimiranza non è un optional quando si mettono in gioco asset strategici di un Paese. Che le operazioni di sistema, vedi alla voce Alitalia, si sono dimostrate delle gran bufale per gli italiani e degli affarucci per i soliti noti. E che tutto questo non è il caso di ripeterlo per non passare da veri fessi, senza appello.   twitter @alfredofaieta

 

Lungomare Italia


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