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Letta è un tassator cortese. Il giudizio dell’Istituto Bruno Leoni

Alleggerimento della pressione fiscale da parte del governo Letta? A parole, meno nei fatti, soprattutto se si considerano le ricadute nei prossimi anni delle misure decise nel 2013. E’ quanto emerge dall’ultimo paper dell’Istituto Bruno Leoni che Formiche.net è in grado di anticipare, intitolato “Gli effetti fiscali del governo Letta”, a cura di Diego Menegon.

“A quattro mesi di distanza dall’insediamento del Governo Letta – si legge nell’introduzione del paper del pensatoio liberista diretto da Alberto Mingardi – possiamo stilare un primo bilancio delle misure di politica economica intraprese. Nella maggior parte dei casi si tratta di disposizioni che comportano oneri di finanza pubblica ma che il più delle volte hanno trovato copertura decurtando altri fondi già iscritti a bilancio o formulando una nuova destinazione ai fondi esistenti”.

La pressione fiscale nel 2013 e nel 2014

Prosegue la ricerca dell’istituto liberista che vede Carlo Stagnaro al vertice dell’ufficio studi: “Sommando gli effetti finanziari conseguenti alle misure adottate dal Governo in questi quattro mesi, si attende una riduzione della pressione fiscale nel 2013 (- 2,9 miliardi euro), soprattutto in conseguenza del rinvio dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto e della cancellazione della prima rata dell’Imu; a essa tuttavia, dovrebbe seguire un aumento di circa 870 milioni di euro nel 2014 e nel 2015 (senza contare gli effetti dell’aumento dell’aliquota Iva dal 21 al 22%)”, prosegue il paper.

Il costo dei rinvii

“Lo stato di emergenza derivante dal livello insostenibile della pressione fiscale nell’attuale periodo di crisi non può essere gestito con misure tampone che alleggeriscono il prelievo fiscale pro tempore salvo poi ammettere l’inasprimento delle imposte a partire dai prossimi mesi, perché in questo modo l’incertezza normativa e la promessa di imposte più elevate disincentiva gli investimenti necessari al rilancio dell’economia, deprime i consumi e pone le premesse per un lungo periodo di emergenza e stagnazione”, sottolinea Menegon.

Imu e Service tax

E ad essere al centro dello studio è la misura su cui si è dibattuto più a lungo a Palazzo Chigi: l’Imu. Il decreto legge che abolisce la prima rata dell’Imu, evidenzia l’istituto liberista, “pone a rischio la capacità dei tax payer di far fronte ad eventuali ammanchi non previsti per l’erario.
L’attuale dibattito sull’Imu e sulla service tax, cui seguirà con tutta probabilità la discussione sull’aumento dell’Iva, dovrebbe invertire la tendenza ed essere impostato in modo tale da conseguire una minore tassazione a partire dal 2014; esito raggiungibile solo mediante l’adozione di misure strutturali e di carattere permanente di riduzione della spesa pubblica, taglio degli sprechi ed di aumento dell’efficienza nell’erogazione dei servizi da parte delle amministrazioni pubbliche”.

Il nodo coperture

“A fronte degli sforzi compiuti e che si stanno facendo per rinviare, ritardare o scongiurare il pagamento dell’Imu e l’aumento dell’Iva per l’anno presente, sono, infatti, passate sottotraccia diverse misure gravose per la finanza pubblica, la cui copertura è in parte garantita dall’aumento delle imposte, spesso con effetti permanenti a partire dal prossimo anno”. Ecco solo alcuni dei provvedimenti analizzati nel paper.

Gli incentivi per i giovani disoccupati

La concessione di incentivi per i giovani disoccupati più svantaggiati, ad esempio, “è stata predisposta ricorrendo a risorse precedentemente destinate all’attuazione del Piano di Azione Coesione e di altri programmi europei. In alcuni casi, i tagli decisi per finanziare nuove misure di spesa avrebbero potuti essere impiegati per ridurre la pressione fiscale”.

Il decreto sull’efficienza energetica

Il decreto legge 63/13 “prevede un potenziamento delle misure di incentivazione fiscale, in forma di detrazione, per gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico degli edifici realizzati fino al 31 dicembre 2013. La copertura finanziaria proviene sostanzialmente dall’aumento dell’Iva sui prodotti editoriali dal 4% all’aliquota che si applicherebbe al prodotto venduto singolarmente e sui beni erogati dai distributori automatici (merendine, patatine, bevande, etc.) dal 4 al 10%. Le maggiori entrate attese sono pari a poco meno di 150 milioni di euro l’anno a partire dal 2014. Detto banalmente, si pone a carico dei consumatori di merendine e giornali il costo degli incentivi fiscali riconosciuti a quanti in questi mesi colgono l’occasione per realizzare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico delle abitazioni”.

Il decreto del fare

Il decreto legge 69/13, cosiddetto decreto del fare, “contiene un numero significativo di misure microsettoriali: dai crediti di imposta a favore dell’industria cinematografica alle infrastrutture per il trasporto, dalla messa in sicurezza dell’edilizia scolastica ai fondi per la piccola e media impresa. La maggior parte della nuova spesa è finanziata a valere di fondi già iscritti a bilancio. Parte della copertura è garantita, invece, da nuove entrate fiscali. In particolare, si prevede un aumento dell’accisa sui carburanti tale da garantire nel 2014, un incremento del gettito per 75 milioni di euro”, conclude il paper.


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