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Ecco settori e manager baciati dai premi aziendali

Premi in vista. L’annuale indagine Confindustria sulle condizioni dell’occupazione nelle aziende associate ha registrato che nel 2012 erano coperti da un accordo aziendale due lavoratori su tre nell’industria in senso stretto, uno su due nei servizi. I premi variabili nelle imprese che li erogano, emerge dallo studio contenuto nel rapporto “Scenari economici: le sfide della politica economica”, hanno rappresentato il 4,6% della retribuzione annua per gli operai, il 4,8% per gli impiegati, il 5,9% per quadri e il 14,1% per i dirigenti.

Cig e disoccupazione

L’indagine ha rilevato nel 2012 “una contrazione dell’occupazione alle dipendenze dello 0,6%,
dopo il -0,3% nel 2011. È aumentato il ricorso alla Cig, che ha assorbito potenziale forza lavoro
pari al 5,3% delle ore lavorabili nell’industria (dal 4,2% nel 2011), al 2,5% nei servizi (dall’1,3%)”.

Il ricorso ai contratti aziendali

“Nell’industria in senso stretto, in particolare, la quota di imprese con contratto aziendale passa dal 12,4% tra le aziende fino a 15 addetti al 37,8% tra quelle medie, raggiungendo il 79,0% tra quelle con più di 100 addetti. Vi sono ampie differenze settoriali. Nei servizi è circa un’impresa su sei ad applicare un accordo aziendale, mentre nell’industria in senso stretto è quasi una su tre”, prosegue lo studio.

I premi variabili

I premi variabili, collettivi o individuali (di risultato, di partecipazione, etc.), “hanno interessato il 50,9% degli operai, il 56,2% degli impiegati e il 63,4% dei quadri. Nelle imprese che erogano premi variabili, questi hanno rappresentato il 4,6% della retribuzione annua per gli operai, il 4,8% per gli impiegati e il 5,9% per i quadri. Quando ai premi variabili si aggiungono altri premi o mensilità, l’incidenza complessiva di tali importi sale rispettivamente, per ciascuna qualifica, al 9,5%, al 9,8% e all’11,6%. Per i dirigenti, i premi variabili hanno costituito il 14,1% della retribuzione annua lorda e gli altri premi o mensilità un ulteriore 4,4%”, conclude lo studio.


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