In un editoriale di oggi, sulla rivista Exberliner, il commentatore Konrad Werner si interroga sugli scenari possibili delle prossime elezioni. L’editoriale è tagliente e molto critico nei confronti della cancelliera, ma non risparmia critiche e colpi bassi anche agli oppositori, come Peer Steibrück della SPD.
Scrive Werner che “la rielezione di Angela Merkel questo mese sembra essere inevitabile come la morte”, e aggiunge: “nelle ultime tre settimane della sua campagna elettorale, l’incombente cancelliera avrebbe potuto evadere le tasse, molestare un dipendente, schiaffeggiare un bambino ed essere parte di un alterco tra ubriachi elettori della CDU, e un solido 43% dell’opinione pubblica tedesca voterebbe comunque per lei”.
Non c’è speranza per l’oppositore (o “alleato”, ironizza Werner ripensando alla collaborazione del 2008 tra CDU e SPD): “Peer Steibrück può sgomitare e scalciare quanto vuole, arringare le folle, andare in lungo e in largo per il paese, ma tutte le notti tornerà nella stanza del suo ostello e sentirà la sua anima scomparire, anche se raggiunge questo irraggiungibile 30%”.
Ho trovato l’editoriale sprezzante, divertente e molto interessante. Per questo voglio condividerlo con i lettori del blog. Werner scrive che il motivo del successo di Frau Merkel è: “perché lei è così carina. Perché la sua aurea è come un muro di sensibile competenza. Perché lei non si presta agli attacchi. Ma c’è molto di più di questo. La vera ragione per cui i tedeschi amano Angela Merkel è il suo essere passiva. Ovviamente, in un paese di anziani come la Germania, gli elettori sono naturalmente conservatori e preferiscono puzzare indossando una vecchia giacca, non importa quanto irritante e puzzolente sia, ma Angela ha trovato un nuovo livello di passività. Il suo stile, in ogni questione – dagli omicidi della NSU allo scandalo della NSA americana – è fare il meno possibile fino a quando non è costretta a fare di più”.
La critica avanzata ad Angela Merkel da questo commentatore, sicuramente molto duro nei giudizi, trova un riscontro più o meno simile in tutti i suoi avversarsi, specialmente nell’ala più a sinistra della SPD e naturalmente da parte dei Die Linke. La critica al suo laissez-faire neoliberista è criticato aspramente sia dal punto di vista della scarsa attenzione ai temi economico-sociali e soprattutto alla totale non curanza della crisi europea e della volontà di imporre ai Paesi del Sud d’Europa (Grecia, Spagna e Italia) politiche restrittive, indebitamento e tagli alla spesa sociale. Non solo, ultimamente ha subito forti critiche per il suo lassismo nei confronti delle nuove frange di estrema destra, legate soprattutto a gruppi neonazisti della NSU. Il governo di centro destra della Merkel si è dimostrato titubante circa la possibilità di proibire alla NPD, partito d’ispirazione nazionalista, dall’arena democratica (sembrerebbe ovvio dato il richiamo al nazismo e dunque a una delle più atroci aberrazioni della storia recente).
L’editoriale di Werner mi ha colpito per la crudezza, per la chiarezza e per il fatto che, in effetti, l’elettorato a volte si copre gli occhi coscientemente rispetto a ciò che lo circonda. Non mi stupisce, infatti, che Merkel abbia (seppur in discesa) un consenso così alto malgrado certi errori e contraddizioni, non è molto diverso da ciò che è accaduto negli ultimi vent’anni in Italia con Berlusconi. Ricordo di aver letto l’intervista a Lino Banfi, tempo fa, che parlando di Berlusconi, dopo lo scandalo Ruby disse “gli vorrò sempre bene anche se un giorno ammazza 122 persone e sempre lo voterò”.
Non voglio sovrapporre i piani d’analisi, Frau Merkel non è Mr Berlusconi. I tedeschi, anche i più aspri oppositori della cancelliera, davanti alla possibilità di cedere Angela per Silvio non avrebbero dubbi, Angela-4-ever. Il Süddeutschen Zeitung Magazin, per sminuire l’avversario di Angela, ha fatto un fotomontaggio in cui si vede Peer che fa il dito medio e sotto è indicato un riferimento a Silvio Berlusconi, riconoscibile da “Perrlusconi”.
E come dar loro torto? La vergogna che ci portiamo dietro da anni e che in questi ultimi mesi continua a sussistere, fa specie qua in terra teutonica. Ma tant’é.
Tra Italia e Germania, così come con altri Paesi più o meno democratici, dalla Russia di Putin agli Stati Uniti di Obama, esiste un terreno comune di incontro che è dato, a mio avviso, dal modo di concepire la Politica. Questa tendenza è quella del personalismo politico: i programmi non contano più nelle scelte degli elettori, così come non contano più le vecchie divisioni ideologiche. Adesso, la politica è diventata show così viene scelto il politico che maggiormente convince per presenza scenica, per incisività delle parole, per atteggiamenti o gossip. Certo, la scala della dignità varia molto da politico a politico, se Silvio Berlusconi è diventato famoso in tutto il mondo per i suoi problemi giudiziari, le sue scappatelle con fantomatiche nipoti di Mubarak e festini in ville di lusso in Sardegna; non meno delle accuse di corruzione, collusione e frode fiscale, Angela Merkel è nota per la sua pacatezza, per i suoi completi a tinta unita e per le mani conserte sempre nella stessa posizione. Mi ricorda un po’ l’idea di “fermezza” tanto cara a Dante, quando descrive il Farinata nell’inferno con rispetto e devozione, poiché egli, anche se nell’errore aveva saputo mantenere salda una posizione e un’idea. Forse ai tedeschi è questo che piace tanto di Angela, la sua fermezza, il suo perenne stare, quasi un muoversi restando sempre ferma.
Popolo che vai, usanza che trovi. In Italia gli elettori si surriscaldano se il politico è quello che urla di più (Bossi), quello che la spara più grossa o la fa più grossa (Berlusconi) e poco ha da sperare chi si mostra pacato e “fermo” (Prodi).