Dopo i Brics arrivano i Paesi del Mikta, nuovo acronimo della politica internazionale che riunisce Messico, Indonesia, Corea del Sud, Turchia e Australia.
La “piattaforma informale di consultazione e collaborazione”, come si legge sul sito del ministero degli Esteri di Ankara, è un’evoluzione di un’altra sigla citata negli scorsi anni, il Mist, che riunisce quelle che sono considerati i Paesi cui guardare per la crescita economica del futuro e a cui si è aggiunta Canberra.
L’accordo è stato raggiunto a New York lo scorso 25 settembre durante un incontro tra i ministri degli Esteri dei cinque Paesi, a margine dell’assemblea generale delle Nazioni Unite.
“Il vertice delle potenze di fascia media è l’incontro tra nazioni che condividono gli stessi valori della democrazia e dell’economia di mercato, che hanno la volontà e le capacità di contribuire alla comunità internazionale”, ha detto il ministro degli Esteri sudcoreano, Yun Byung-se, citato dall’agenzia Yonhap.
Primo coordinatore a rotazione del gruppo nel 2014 sarà il Messico che presiederà anche alla stesura della dichiarazione congiunta.
“I cinque Paesi sono attori attivi nelle rispettive regioni e contribuiscono alla pace e alla stabilità globale e regionale, e condividono un approccio simile e costruttivo nell’affrontare le sfide internazionali”, continua la nota degli Esteri di Ankara.
Scopo del MIKTA sarà anche sviluppare le relazioni bilaterali tra gli Stati membri e favorire l’influenza esercitata de questi governi, per bilanciare uno scenario internazionale dominato dalle grandi potenze, Cina e Stati Uniti in testa.
I ministri degli Esteri dei cinque Paesi, si legge nella nota della diplomazia sudcoreana, hanno stilato l’agenda dei temi di primaria importanza per i rispettivi governi che spaziano dalla cooperazione allo sviluppo, alla sicurezza informatica, al nucleare, ai cambiamenti climatici e all’ambiente.
Un primo appuntamento per testare il gruppo sarà la conferenza sul cyberspazio del prossimo ottobre a Seul, cui parteciperanno la numero uno della diplomazia australiana, Julie Bishop e il suo omologo indonesiano, Marty Natalegawa.
I due sono stati protagonisti proprio questi giorni di una prima polemica, per la decisione indonesiana di divulgare il contenuto dei colloqui privati con la signora Bishop, durante i quali aveva espresso le preoccupazioni di Giacarta per i rischi posti alle relazioni tra i due Paesi dalla controversa politica di Canberra di respingimento dei barconi di migranti e l’ipotesi di rimandare le imbarcazioni in Indonesia da dove prende il mare la maggior parte dei richiedenti asilo che cercano di raggiungere le coste australiane.