Pubblichiamo il commento del politologo Angelo M. Codevilla uscito oggi sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi, grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori
Il presidente Obama ha perso la guerra Usa-Siria del 2013 ancora prima di sparare un colpo. L’ha persa senza lasciare alcun dubbio sul fatto che non aveva pensato a quali obiettivi volesse raggiungere attaccando la Siria, né agli effetti che avrebbe avuto l’attacco e nemmeno a come avrebbe pensato di fare fronte a tali conseguenze. La sua lontananza dal buon senso sul tema della guerra e della pace è stata così forte, talmente inequivocabile da costringere gli americani a confrontarsi con il buon senso, come non avevano fatto da cento anni. L’amministrazione Obama aveva cercato di giustificare l’attacco definendolo «su misura». La replica quasi universale del popolo americano, «per che cosa?», «per ottenere che cosa?», così come il consenso dell’80% che la proposta di fare la guerra sia sottoposta al voto del Congresso, è di buon auspicio che d’ora in poi il popolo americano chieda che guerra e pace siano affrontate in un modo adatto a una repubblica invece che a un impero.
Deformando questa guerra congenitamente, l’amministrazione Obama si è ulteriormente screditata. Nessuno ha affontato pubblicamente il problema sollevato dall’attacco ufficiale della Russia: «L’Occidente si comporta nei confronti del mondo islamico come una scimmia con una granata» e tanto meno ha respinto la solita accusa di «razzismo». Le rivelazioni ad alto livello che descrivevano il fine dell’attacco in termini di «mantenimento della credibilità della linea rossa», di «un colpo d’avvertimento» e di «favorire la possibilità di un cambiamento postivo» erano come una parodia del linguaggio astratto usato dall’establishment della politica estera. Il rifiuto dell’amministrazione di affrontare la questione di «che cosa succederà dopo?», ha spinto a domande ancora più specifiche che l’hanno ulteriormente imbarazzata: «E se il regime siriano assorbisse i primi attacchi americani (cosa probabile, poiché i suoi asset militari più preziosi possono essere spostati facilmente ) e quindi commettesse nuove azioni oltraggiose? Quale sarebbe il passo successivo? E a quale scopo? «L’amministrazione Obama può anche essere stata presa di sorpresa da queste domande , viste tutte le volte che gli americani avevano accettato le astrazioni dell’establishment della politica estera nel corso del secolo precedente. Ma poiché gli obamiani sono andati al pozzo troppe volte, hanno finito per assomigliare a delle scimmie armate di granate.
Gli eventi in Siria sono di importanza marginale per noi e ai limiti della nostra capacità di influenza. Dal momento che la guerra civile in Siria è un punto centrale dello scontro di lunga data tra le fazioni musulmani dei sunniti e degli sciiti, quello che succederà lì verrà determinato dai siriani e dai loro vicini indipendentemente da quello che farà il governo degli Stati Uniti. La guerra civile siriana è importante per noi perché ci ricorda come dovremmo trattare le questioni della guerra e della pace, vale a dire: concretamente, logicamente, non-emotivamente e adeguando gelosamente i fini che vogliamo raggiungere ai mezzi che siamo disposti a utilizzare.
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