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Siria, il Qatar è pronto alla guerra dei tubi

Per capire come agisce un Paese bisogna conoscerne gli interessi vitali e gli strumenti usati per tutelarli. Gli analisti di politica estera spiegano che le nazioni agiscono in modo da ottenere il massimo risultato, partendo dai propri punti di forza.

Nel caso del Qatar, è piuttosto semplice capire quali siano: il gas. Il piccolo emirato può agire con spregiudicatezza e decisione sullo scacchiere mediorientale facendo leva su una enorme disponibilità finanziaria. Il Qatar è il terzo produttore mondiale di gas dopo Russia e Iran. Ma è di gran lunga il primo nella produzione e l’esportazione di gas naturale liquido: 77 milioni di tonnellate, due volte i consumi italiani di un anno, il 30 per cento della produzione mondiale. Il secondo produttore, la Malesia, arriva a 25 milioni. Il gas garantisce più del 70 per cento del reddito nazionale del Qatar.

L’emiro Al Thani sta cercando di diversificare l’economia qatariota ma la produzione e l’esportazione di idrocarburi restano il pilastro del sistema economico e della politica estera. Le risorse per aumentare la propria influenza, così da rendersi un player indispensabile per la determinazione degli assetti mediorientale, passano necessariamente dal gas. Anche per questo, il Qatar è coinvolto nella guerra in Siria. Il paese degli Assad viene considerato il perfetto hub degli idrocarburi. L’emirato è seduto sul più grande giacimento di gas del mondo (gestito il collaborazione con l’Iran), e vorrebbe trasportare il suo gas verso il Mediterraneo costruendo un gasdotto che attraversi la Siria e la Turchia. Questo progetto, che in realtà è poco più di una ipotesi, non basta a giustificare da solo l’interesse del Qatar per la fine del regime degli Assad.

In Siria si gioca una partita molto più complessa. Ormai sembra quasi certo che gli Stati Uniti saranno in grado di raggiungere l’autosufficienza energetica con il loro shale gas. Questo rendere le petromonarchie del Golfo Persico meno necessari come produttori, ridurrà la loro ricchezza e forse anche l’utilità geopolitica. Senza l’ombrello protettivo degli Usa, potrebbe esplodere la “grande guerra” tra sunniti e sciiti. Il Qatar non vuole trovarsi schiacciato tra l’espansionismo  dell’Iran e la potenza dell’Arabia Saudita. Per questo usa e i suoi idrocarburi e i suoi petrodollari per garantirsi una posizione privilegiata.


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