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Siria, Obama imita Clinton in una politica estera disastrosa

Amo la Siria. Uno dei Paesi più belli del mondo, ricco di ogni storia e di ogni paesaggio. Vorrei che fosse un Paese sviluppato, felice, in pace all’interno e con i suoi vicini. Un Paese – come altri nel Mediterraneo – che può insegnare e incantare, con le sue città millenarie, il succedersi di ogni cultura da Ebla a oggi, i deserti e le foreste, il mare e i monti. Per questo guardo con orrore a quanto accade laggiù, che tanto laggiù non è,  perché sotto molti punti di vista è una realtà a noi vicina. Non vorrei che fosse lasciata a se stessa.

Odio la guerra, gli orrori che porta, i rancori che semina, la violenza e i lutti, e mi fanno fisicamente male le devastazioni dei beni culturali (le vite contano di più, ovviamente, ma sono danni irreparabili).

Ma ciononostante sono stato spesso a favore, nel mio piccolo, di interventi militari internazionali per provare a portare la pace. Certo, so bene che sono lutti e distruzioni che si aggiungono agli altri, e non vorrei che mai fossero necessari. So bene che spesso ci sono degli interessi a guidarli. So soprattutto che anche con le migliori intenzioni però poi l’esecuzione pratica si riempie facilmente di sbagli, di incapacità, di grettezze. Insomma, so benissimo che andrebbero evitati, che spesso ci sarebbero altre soluzioni specie se si agisse in anticipo. Ma so che i cattivi esistono e non si può lasciare le vittime in loro balia ad oltranza. E so anche che la forza di polizia ha motivo di esistere.

Certo, l’idealità è diversa dalla realtà, e spesso si tratta solo di scegliere il male minore, spesso tra due mali pesanti. Eppure a volte è necessario.

Ma stavolta sono molto contrario a un intervento in Siria. Perché bisogna far ei conti con la realtà. È doveroso intensificare gli sforzi in ogni modo per avvicinare una soluzione di quella crisi drammatica e assurda (come altre, per altro). Ma stavolta meno che mai la soluzione militare può portare a un passo avanti. La mia è una mera valutazione utilitaristica (anche se col cuore lacerato), è una mera analisi di quello che si è capaci di fare e di come si finirebbe per interagire con quella situazione.

Temo che la politica di Obama sia un disastro. So che sarò preso come un eretico, ma non solo questa è l’analisi, bensì aggiungo un parallelo scomodo: mi ricorda la politica estera di Clinton, e per essere chiari quella è stata disastrosa. La politica del vorrei ma non posso, posso ma non vorrei, che ha preparato la strada a crisi sempre maggiori, non risolvendo nulla. Chissà se si ricorda l’incancrenimento della crisi balcanica, la disfatta della Somalia, i raid punitivi in Iraq, i missili in Afghanistan e in Sudan: in ciascuno di questi casi il mancato coraggio e la mancata assunzione di responsabilità hanno sempre e solo peggiorato le cose, fino a sfociare in drammi peggiori . Ll’11 settembre è venuto dopo quegli anni di politica estera).

Oggi abbiamo la Libia, l’Egitto, la Siria e molte altre crisi vecchie e nuove. E la cattiva figura che sulla Siria Obama sta facendo, sia che intervenga sia che non intervenga, sia che ottenga l’appoggio internazionale sia che agisca unilateralmente. E un intervento in Siria potrebbe tecnicamente peggiorare le cose, invece di risolverle. E un intervento limitato, ampiamente annunciato, dilazionato, polemizzato, rischia di essere la peggiore delle soluzioni. Se di intervento limitato si doveva trattare, legato alle armi chimiche, doveva essere un intervento di intelligence rapido ed efficace, che mettesse fuori uso gli elementi pericolosi. Ma una rappresaglia dove può portare?

Se di intervento militare umanitario e pacificatore si doveva trattare, potevo essere favorevole anche stavolta, ma se si fosse fatto due anni fa, prendendo il toro per le corna. Oggi la crisi è molto più ingarbugliata, le forze in campo sono confuse,i qaedisti rappresentano un elemento importante. Bisogna certamente fare qualcosa, ma la cosa giusta. Per questo aderirò convintamente alla preghiera con digiuno indetta da Papa Francesco. Non solo perché per un cattolico la preghiera ha valore sempre, anche quando si pensa che per la pace sia necessario l’intervento della “polizia”. Ma tanto più stavolta, quando la sensazione è che si corra contro un baratro perché non si ha il controllo del volante.



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