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E se Snowden non danneggiasse l’industria informatica?

Le previsioni sulle conseguenze in termini di perdite per gli affari delle aziende statunitensi causate dalle rivelazioni di Edward Snowden potrebbero rivelarsi sbagliate. Al contrario potrebbero addirittura aiutare il settore, scrive Reuters.

Fonti interne rivelano che le grandi società non sentono l’impatto dei documenti che hanno svelato il coinvolgimento nei sistemi di raccolta di dati e di informazioni in tutto il mondo. A metà agosto Forrester Research stimava in 180 miliardi di dollari le perdite previste per il settore entro il 2016.

I nomi usciti dai documenti erano di primo piano: Google, Skype, Windows. Davanti alle società statunitensi si materializzava l’immagine della Huawei, colosso cinese della tecnologia ostracizzato negli Stati Uniti perché ritenuto troppo legato al governo e alla Difesa di Pechino, così come la connazionale ZTE. I documenti forniti da Snoweden, scrive Bloomberg, sono ora un ostacolo per il Congresso nel tentativo di vietare gli acquisti di apparecchiature delle due aziende

Le grandi aziende che forniscono servizi di cloud computing non sembrano aver accusato il colpo, almeno secondo quanto riferito dall’agenzia britannica. Va ancora meglio alle piccole aziende Usa che offrono servizi per la sicurezza. Questo settore ha visto opportunità di sviluppo all’estero, oltre che in territorio americano, spinto dalla domanda di protezione dei propri dati.

Come scrive l’agenzia britannica, riprendendo le previsioni di Forrester Research fatte da James Staten, nel riportare la notizia delle ipotetiche perdite la stampa, ha omesso un punto. Secondo l’analista il peggio arriverà soltanto se le società decideranno che il tema spionaggio è più importante dei risultati, e dei profitti, generati dal passaggio al cloud computing.

Le preoccupazioni nascono dall’idea che a causa delle rivelazioni i clienti si rivolgano altrove, magari a compagnie non statunitensi e locali, come tra l’altro proposto da alcuni politici.

“Se gli europei non hanno fiducia nel governo Usa potrebbero non averne anche nei cloud provider statunitensi”, ha detto la vicepresidente della Commissione europea, Neelie Kroes, al Guardian.

Tuttavia, secondo diverse teorie, le alternative sono poche. Il Brasile punta a preferire per legge data center locali a quelli di Google e Facebook. Fonti interne a Google ricordano però come questa balcanizzazione dei sistemi rischi di essere più costosa. C’è inoltre il rischio che altri governi non siano meno invasivi di quanto lo è stato quello di Washington.


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