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Spread, perché la Spagna si crede la Londra del Mediterraneo

Gli spagnoli sorpassano e ingranano la quarta. Che lo spread sui bonos dovesse scendere al di sotto di quello sui titoli italiani, numerini a parte, era un trend prevedibile. Del resto di sforzi, per rimettersi al centro della speculazione internazionale, Roma ne sta facendo abbastanza. E così Madrid si prepara a cogliere il placet dei mercati e tira fuori dal cappello un titolo cinquantennale, anche se alle scadenze “mezzosecolari” in Europa non ci pensa più nessuno, Londra esclusa. Idea che non sfiora neanche da lontano il governo di Enrico Letta, che, tra giunte e decadenze, si prepara a tutt’altro tipo di countdown.

I titoli a 50 anni

Il Tesoro spagnolo intende lanciare titoli del debito pubblico con scadenza cinquantennale tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, hanno rivelato fonti del ministero dell’Economia. Lo spread spagnolo è sceso al di sotto di quello italiano per la prima volta da oltre un anno e le favorevoli condizioni di mercato spingono quindi Madrid a esaminare questo nuovo terreno, con l’emissione dei bonos a 50 anni.

L’Italia esce sconfitta dal confronto con la Spagna

“Il mercato prezza Italia e Spagna praticamente nello stesso modo ma questo giudizio non ha senso”, ha dichiarato al Financial Times Anton Heese, a capo della European rates Strategy di Morgan Stanley. “In Italia non sono stati fatti passi avanti sulle riforme e la politica è impantanata. In Spagna invece assistiamo ad una crescita a medio termine sostenuta dall’export. E Madrid ha fatto molti progressi tagliando il costo del lavoro. Non è certo una ripresa stellare ma ci sono buone ragioni per essere ottimisti”.

Un’occasione da non perdere

E così il premier Fernando Rajoy pensa alla soluzione a lunghissimo termine dei bond cinquantennali, che potrebbero essere emessi per la prima volta da quando in Spagna è diventata una democrazia dopo la morte del dittatore Francisco Franco nel 1975. Un’altra possibilità sotto esame è l’aggiustamento degli interessi sui bond al tasso d’inflazione, che creerebbe nuove risorse per il governo spagnolo. “Il mercato si sta normalizzando e noi dobbiamo approfittarne”, ha commentato un funzionario.

I Gilts inglesi

Novità a parte, Madrid ha già collocato quasi l’80% del fabbisogno del 2013 con le sue aste, perciò ogni innovazione nell’emissione di bonos slitterà probabilmente al 2014. La Gran Bretagna ha emesso Gilts con scadenza a 55 anni ma, esclusa Londra, titoli statali a lunghissimo termine sono davvero rari in Europa.

La sfida del settore bancario

Nonostante il calo registrato nel 2013, gli interessi pagati dagli imprenditori spagnoli restano più alti che nel Nord Europa, a causa della debole crescita economica e della stretta creditizia. “La sfida più grande è trasmettere il più basso costo del denaro al settore privato, per fornire prestiti agevolati specialmente a piccole e medie imprese”, ha aggiunto un funzionario spagnolo. Discorsi ancora lontani anni luce a Roma. A differenza della Spagna, l’Italia ha visto crescere gli interessi da pagare durante l’anno e, secondo i calcoli di Unicredit, si è passati dal 3,11% del 2012 al 3,31% del 2013.

Le mosse allo studio della Bce

Intanto alla Bce guidata da Mario Draghi si pensa a come comprimere ulteriormente lo spread su bot e bonos. Per abbassare di 1 o 2 punti base lo spread dei btp italiani a 5 anni serve in media un acquisto da 1 miliardo di euro, ha rilevato l’Eurotower in un working paper che valuta l’impatto sul differenziale dell’acquisto di bond da parte di Francoforte. “Abbiamo riscontrato che ripetuti interventi per ogni miliardo di bond a 5 anni acquistati hanno avuto un impatto approssimativo da -1 a -2 punti base per l’Italia e da -17 a -21 per la Grecia”. Nel caso dell’Irlanda l’acquisto di 1 miliardi di titoli quinquennali ha tagliato lo spread di 3 punti base e da 4 a 6 per la Spagna. “L’impatto – si legge nel testo – dipende dall’ampiezza del mercato e dai segnali di rischio default”. “La volatilità dello spread – rileva la Bce – è più bassa nei giorni dell’intervento visto che nel momento in cui l’eurosistema svolge il ruolo di compratore, sul mercato non si verificano movimenti estremi”.


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