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Come è stato liberato Domenico Quirico

Domenico Quirico è stato liberato. Dopo cinque mesi di prigionia, il giornalista della Stampa sequestrato in Siria è tornato in Italia. Sorridente e con la barba lunga, Quirico è atterrato ieri sera a Ciampino, dove è stato accolto dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, il capo dell’Unità di crisi, Claudio Taffuri, e il segretario generale della Farnesina, Michele Valensise. La notizia è stata diffusa ieri su Twitter dal direttore Mario Calabresi e subito dopo confermata dalla Farnesina con la frase: “Domenico Quirico libero”.

L’odissea del giornalista è cominciata lo scorso 9 aprile, tre giorni dopo il suo arrivo a Damasco. “È immorale fermarsi al confine. Se vuoi raccontare una popolazione bombardata, devi stare sotto le bombe”, aveva scritto Quirico, esperto nella cronaca di conflitti in Africa e Medio Oriente.

I brevi contatti
L’unico contatto con Quirico è stato una brevissima conversazione telefonica con la moglie, nel mese di giugno: il giornalista confermava di essere stato sequestrato ma rassicurava sul suo stato di salute.

Poco prima le due figlie, Eleonora e Metella, avevano lanciato il 1 giugno un appello per chiedere il rilascio del padre. Il video era stato trasmesso dalle televisioni del mondo arabo. Le figlie sono state pazienti e hanno creduto fino in fondo al ritorno dell’uomo: come racconta Calabresi, non avevano voluto tagliare l’erba del prato di fronte a casa, “era un lavoro di cui si occupava il papà e spettava a lui tornare e farlo”.

Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto che “la speranza non si era mai esaurita” e il governo insieme ai servizi di intelligence hanno riportato Quirico in Italia. Insieme a lui è stato liberato un altro cittadino belga: Pierre Piccinin.

Anche secondo Calabresi “se oggi Domenico Quirico, che era stato rapito dopo essere entrato in Siria dal confine libanese, è stato liberato lo dobbiamo a un formidabile impegno di tutti gli apparati dello Stato che hanno lavorato al caso con una passione e una dedizione incredibili”.

“Avere fiducia è significato scommettere su questo lavoro coordinato dall’Unità di crisi della Farnesina – a cui hanno dato sempre il loro apporto in prima persona Emma Bonino e Enrico Letta – senza cercare strade alternative, che potevano essere allettanti ma anche disastrose”, ha aggiunto il direttore della Stampa.

Le prime parole
“Ho sentito alcune cose, ma francamente è come se fossi vissuto cinque mesi su Marte, ho scoperto che i miei marziani sono malvagi e cattivi. Ma non ho notizie, ho saputo solo oggi chi è il presidente della Repubblica del mio Paese”, ha detto Quirico.

“Sapete che io ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana e le sue sofferenze, può essere che questa rivoluzione mi abbia in qualche modo tradito. Probabilmente non è più la stessa rivoluzione che ho incontrato due anni fa ad Aleppo, laica e democratica. È diventata un’altra cosa, molto pericolosa e complessa. Non mi hanno trattato bene”, ha dichiarato Quirico.

Questa non è l’unica esperienza di sequestro vissuta dal giornalista. Nel 2011 è stato rapito a Tripoli insieme ad altri tre compagni ma è stato liberato il giorno dopo.

Ora il pensiero va a un altro cittadino italiano sequestrato in Siria a luglio: il gesuita padre Paolo dall’Oglio.

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