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Telecom e Alitalia, non si vive di sola Iva

Mentre i Palazzi della politica si baloccano con la questione Iva (abolire il progettato aumento di un punto?, e come?, e quando?), ci sono partite industrial-finanziarie che forse appassionano meno ma che sono più strategiche per l’Italia.

Non si parla se e di quali privatizzazioni si possono o si debbono fare, visti i propositi non del tutto chiari contenuti nel documento Destinazione Italia e i prossimi incontri che il premier Enrico Letta terrà negli Stati Uniti con la comunità finanziaria. Ma intendiamo riferirci al futuro di due rilevanti società italiane come Alitalia e Telecom.

Si potrebbe dire, liberisticamente: il mercato faccia il suo gioco e vinca il miglior privato che ha più soldi da sborsare. Bene, laviamoci pure le mani. Eppure proprio da una cattedra da cui si esercitano spesso liberisti in servizio permanente effettivo come Francesco Giavazzi e Alberto Alesina stanno arrivando moniti e attenzioni non proprio in stile von Mises.

Stiamo parlando del Corriere della Sera. Prima con un editoriale di prima pagina del vicedirettore con delega all’economia, Daniele Manca, e oggi con un’intervista al suo ex editorialista Massimo Mucchetti, il quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli chiede di fatto che governo e maggioranza discutano quale assetto azionario sia preferibile per l’ex monopolista, ripetendo critiche serrate sul possibile controllo di Telecom Italia da parte della spagnola Telefonica. Sullo sfondo, resta il ruolo – potenziale o auspicato, come di recente ha scritto lo stesso Mucchetti sul quotidiano l’Unità – della Cassa depositi e prestiti.

I teorici dei mercati perfetti e della politica agnostica sicuramente si saranno adontati nel leggere sempre sul Corriere che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, sta seguendo il dossier Alitalia, anche se il governo non ha alcun ruolo della compagine azionaria. Ma non è soltanto con le interviste ai giornali (per specchiarsi o minacciare dimissioni) che ministri, viceministri e sottosegretari rilasciano che si fa una politica economica e una politica industriale (posto che il governo Letta ne abbia una, nonostante l’analisi del sottosegretario Pierpaolo Baretta).


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