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Telecom, il Fatto Quotidiano asfalta il Corriere della Sera su Telefonica

Il passaggio di controllo agli spagnoli di Telefonica nella holding Telco che detiene il 22,4% di Telecom Italia spiazza analisti e politici. Come tutelare l’italianità dell’ex monopolista della telefonia nazionale? Come garantire un piano di investimenti adeguato visti i corposi indebitamenti sia dell’acquirente che dell’acquisito? Perplessità e critiche fuori luogo, secondo il Fatto Quotidiano.

La guerra all’assalto spagnolo a Telecom Italia è cominciata qualche giorno fa sul Corriere, con un editoriale di prima pagina del vicedirettore con delega all’economia, Daniele Manca, e ieri con un’intervista al suo ex editorialista Massimo Mucchetti. Prese di posizione con cui il quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli chiedeva di fatto che governo e maggioranza discutessero quale assetto azionario fosse preferibile per l’ex monopolista, ripetendo critiche serrate sul possibile controllo di Telecom Italia da parte della spagnola Telefonica.

La strategia di Telefonica e i giochi delle banche italiane

Ma ora che il dado è tratto, è davvero corretto puntare il dito contro la società spagnola senza sottolineare le colpe dei colossi bancari che hanno tirato i fili del gruppo di Bernabè fino ad oggi? Le banche, le stesse che del resto sono protagoniste della partita in Rcs, la società a cui fa capo il Corriere, hanno usato Telecom per i loro giochi di potere, scaricandola ora ad un azionista che sfrutterà il controllo sul gruppo per sfoltire a suo favore la concorrenza nei mercati ghiotti dell’America Latina. Niente investimenti in Italia, questo è chiaro. Il numero uno di Telefonica Cesar Alierta, scrive sul Fatto Quotidiano Giorgio Meletti, “non intende mettere un solo euro nella società italiana. Ha già detto a Bernabè che se vuole investire sulle tlc italiane può vendere Telecom Argentina e Tim Brasil, cioè i due unici pezzi del residuo impero che producono utili. Il fatto è che in Argentina e Brasile ci sono anche le controllate di Telefónica, alle quali le società italiane fanno una fastidiosa concorrenza. E la sorte di Telecom Italia senza l’America Latina è segnata”.

I nodi che vengono al pettine solo ora

“Gli azionisti italiani in fuga – prosegue Meletti – hanno un alibi perfetto: anche se non vendono è uguale. Infatti nel 2007, all’inizio dell’avventura, hanno consegnato ad Alierta un diritto di veto su ogni decisione importante, per esempio gli aumenti di capitale. Quindi Bernabè, anche se Mediobanca, Intesa e Generali non vendessero, non potrebbe mai portare al cda la proposta di aumento di capitale, perché Alierta la bloccherebbe. E neppure un aumento di capitale riservato a un nuovo socio: siccome si parla di 3/5 miliardi, chi paga diventa padrone e Alierta non vuole. Bernabè ha fatto sapere che se le cose vanno avanti così, il suo addio sarà automatico. Ma la Telecom è stata consegnata al suo concorrente Telefónica nel 2007, e la politica se ne accorge (forse) solo adesso che è tardi. Infatti fa finta di niente”.

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