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Unicredit, Intesa e Mps, i numeri in chiaroscuro delle banche. Report di Prometeia

I principali gruppi bancari italiani hanno chiuso i bilanci semestrali del 2013 con risultati economici meno favorevoli rispetto al primo semestre dello scorso anno. Vi hanno contribuito la riduzione del margine d’interesse e l’incremento delle svalutazioni per perdite su crediti, effetto della crescita delle sofferenze nel portafoglio crediti. Sono invece ulteriormente migliorati i livelli di patrimonializzazione.

Nel primo semestre 2013 le condizioni di redditività del sistema bancario italiano sono state più sfavorevoli di quelle del primo semestre del 2012: l’andamento ancora decrescente delle masse intermediate è stato accompagnato da un’ulteriore contrazione della forbice tra tassi attivi e passivi e dall’innalzamento del costo del rischio di credito. I principali gruppi bancari italiani hanno chiuso i bilanci semestrali con utili in calo rispetto al primo semestre 2012 e in alcuni casi in perdita. Gli effetti congiunturali hanno penalizzato in particolar modo i risultati della gestione ordinaria, in calo rispetto al primo semestre 2012 per gran parte dei gruppi. La contrazione è sostanzialmente spiegata dalla riduzione del margine d’interesse e dall’incremento delle svalutazioni per perdite su crediti. Tali effetti sono stati in parte mitigati dalla crescita delle commissioni nette, che hanno beneficiato della crescita del comparto dei servizi di gestione del risparmio, intermediazione e consulenza, e dalla riduzione dei costi operativi, grazie al proseguimento delle iniziative di ottimizzazione e razionalizzazione della spesa promosse negli ultimi anni dai principali operatori.

Le rettifiche nette su crediti per i 13 gruppi quotati italiani hanno raggiunto un flusso di 8.5 miliardi di euro (circa 1 miliardo in più rispetto al flusso del primo semestre 2012) e hanno assorbito più della metà del margine d’interesse (51.5%). L’incremento riflette il deterioramento della qualità del portafoglio crediti e la volontà degli operatori di mantenere adeguati livelli di copertura anche in vista dell’asset quality review che la Bce dovrebbe svolgere nei primi mesi del 2014. Le sofferenze (al netto dei relativi accantonamenti) sono aumentate per tutti i gruppi, raggiungendo in alcuni casi tassi di crescita a due cifre. Per i 13 gruppi quotati lo stock di sofferenze nette a giugno 2013 ha raggiunto circa 56 miliardi di euro (in aumento di 5 miliardi nel corso dei primi 6 mesi del 2013), il 4% del totale impieghi a clientela.

Leggi il rapporto completo sul sito di Prometeia.


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