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Videogiornalismo. Modelli e prospettive di un mercato in crescita

Il mercato dei video online è in continua e crescente espansione, non solo perché moltissimi investitori pubblicitari puntano su questo strumento per incrementare il loro business, ma anche perché costituisce la nuova frontiera del giornalismo. Si tratta, però, di un prodotto le cui potenzialità sono ancora inesplorate.

Jasper Jackson del The Media Briefing ha intervistato i responsabili video del Guardian, di Vice Media, di Estates Gazette e di Johnson Press per capire quali sono le prospettive e i nuovi modelli di produzione dei video online nelle realtà editoriali:

GUARDIAN – Dipesh Morjaria, multimedia business director
Il Guardian ha un team specializzato di 25 persone e 5 studi di registrazione audio-video. La redazione produce video in diversi formati mantenendo sempre viva l’identità della testata. Chi guarda questo tipo di contenuti è un utente attento e fedele. Il quotidiano inglese pubblica sia sul proprio sito, sia su Youtube, dove si raggiunge un target più giovane. “In futuro però – spiega Morjaria – i video caricati su Youtube saranno in quantità minore e più mirati”. Il multimedia si dice molto soddisfatto, ad oggi, degli investimenti fatti: “ripagano sia dal punto di vista commerciale che editoriale”.

ESTATES GAZETTE – Damian Wild, editore
“Quando abbiamo lanciato il canale i lettori non ci hanno seguiti, ma negli ultimi due-tre anni le cose sono cambiate” spiega l’editore. La maggior parte dei contenuti online di Estates Gazette è a pagamento, ma la visione dei video è gratuita. Ed è stato proprio questo a catturare un’audience maggiore e a capire quali argomenti avevano successo tra il pubblico. I filmati brevi funzionano meglio (la durata media dei contenuti è di 3 minuti), e proprio per questo le registrazioni di contenuti più lunghi vengono divisi in più parti. “Nel futuro – assicura Wild – produrremo più video, perché il nostro pubblico ne vuole sempre di più”.

VICE MEDIA – Al Brown, capo della sezione video
Vice concentra tutta la sua attenzione nella produzione di filmati. Il sito ospita documentari e ha una programmazione di contenuti che durano in media 25 minuti, ma tende a rimanere (come nel caso del Guardian) molto fedele alla testata. La redazione è composta da sono molti produttori e videogiornalisti, ma lavorano tutti in piccoli team per tenere bassi i costi ed essere veloci e reattivi. Molti video sono preceduti da spot pubblicitari, ma ci sono anche contenuti sponsorizzati da colossi come Intel.

JOHNSTON PRESS – Paul Napier, direttore dello svilluppo editoriale
All’inizio 2013 l’editore ha dotato tutti i suoi 1400 giornalisti di smartphone, per incrementare la produzione di video. E la strategia sembra stia funzionando: da luglio sono stati caricati sul sito 4500 video. Al momento la qualità dei video non è altissima ed è adatta soprattutto alle notizie locali, ma stanno addestrando dei “video champion” in grado di creare progetti video complessi e trasmettere conoscenze agli altri colleghi. Anche in questo caso, i ricavi vengono dagli spot pubblicitari mandati in onda all’inizio dei filmati ma sono in corso sperimentazioni su pubblicità contestualizzate e advertise più orientate al target.

 di Alma Pantaleo

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