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Vincenzo Elifani e la situazione economica italiana: “paradisi ed inferni fiscali sono entrambi da contrastare”

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Alle soglie di una nuova stagione di novità e riforme previste dalla legge di stabilità ecco un’intervista a Vincenzo Elifani, imprenditore e Presidente di Confapi Lazio e di Unionservizi Confapi.

“L’azione di Governo si sta sviluppando su una serrata lotta all’evasione e a quei Paesi che possono essere un rifugio per i capitali italiani. Cosa ne pensa, è una manovra condivisibile?”

Certamente. Condivido in pieno le azioni del Governo nei confronti dell’evasione fiscale e della lotta ai cosiddetti “paradisi fiscali” perché ritengo giusto e corretto che tutti i cittadini concorrano alla spesa pubblica secondo le proprie possibilità contributive, ma ritengo altresì giusto e corretto che la spesa pubblica venga tenuta sotto stretto controllo e che le imposte non diventino così eccessive da non poter essere pagate, trasformando il nostro bel Paese in un vero “inferno fiscale” per chi ci vive e ci lavora. Oggi, in Italia si è arrivati alla situazione paradossale che molti imprenditori devono chiedere dei prestiti in banca per poter pagare le tasse. L’ammontare delle imposte dirette e indirette è diventato così alto da vanificare ogni positiva energia imprenditoriale.

Ridurre le tasse è un tema centrale e di interesse per ogni cittadino. Ma cosa potrebbe ulteriormente fare il Governo in tema di PMI (piccola e media impresa)?

Tra le cose che mi vengono in mente ne citerò tre. La prima è favorire realmente la semplificazione amministrativa. L’impresa oggi è oppressa da leggi difficili da applicare. Le procedure di partecipazione alle gare pubbliche, ad esempio, molto spesso sono viziate da barriere all’ingresso che sembrano fatte apposta per favorire solo certe imprese e scoraggiarne altre. La seconda è l’innovazione digitale. La distanza con il resto d’Europa cresce ogni giorno sempre di più e c’è bisogno di far crescere in Italia una adeguata cultura digitale, migliorando, ad esempio, i servizi di e-government tra pubblica amministrazione e cittadini, implementando il sistema anagrafico nazionale al fine di permettere ai vari  uffici della pubblica amministrazione di dialogare efficacemente tra loro, e infine, facilitando un maggior ricorso al commercio elettronico, cercando nel contempo di rendere le transazioni on line ancora molto più sicure (cyber security). Infine, la terza cosa che mi viene in mente è l’internazionalizzazione. Il Made in Italy, di cui noi italiani siamo tanto orgogliosi, e per il quale siamo apprezzati nel mondo, va difeso e sostenuto, perché l’export è la più importante leva a nostra disposizione per riequilibrare la bilancia dei pagamenti.

Oltre all’export è possibile fare qualcosa per riavviare il mercato interno delle PMI?

La crisi che stiamo vivendo si è rivelata tra le più lunghe e pesanti della nostra recente storia economica. Da parte mia non ho dubbi che occorra abbassare al più presto il costo del lavoro. L’Italia è tra i paesi al mondo con il più ampio “cuneo fiscale”, ovvero la differenza tra quanto guadagna un lavoratore e quanto costa quel lavoratore all’azienda. Questo fatto sottrae risorse importanti al commercio interno e rende le imprese italiane poco competitive. Però, ho letto che il Ministro del Lavoro Giovannini ha annunciato che presto il Governo emetterà provvedimenti che ridurranno il cuneo fiscale. Questa mi sembra, dopo tante brutte notizie, una prima buona che fa ben sperare sull’uscita dell’Italia dalla recessione. E’ necessario però abbinare questa buona iniziativa con altre intelligenti azioni come, ad esempio, ridurre i tempi di pagamento della PA,  facilitare l’accesso al credito delle PMI e abbassare il costo delle bollette energetiche e assicurative.

 

 


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