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Berlusconi impari da D’Annunzio

Nella confusione politico-comunicativa di questi giorni una cosa è certa: Silvio Berlusconi non smetterà di lottare. Tuttavia, a un certo punto, con o senza governo, con o senza elezioni, ineluttabile si porrà la questione di come condurre la battaglia pubblica e politica.

Nonostante la recente, accresciuta agitazione a seguito della sentenza passata in giudicato due sole possibilità di (in)azione si profilano: servizi sociali o arresti domiciliari; ve ne sarebbe, per inciso, una terza alla portata di chi, pur non avendo il più passaporto, è dotato di un aereo privato, ma non crediamo sia il caso di prenderla in considerazione in questa sede.

A ciò andrebbe anche aggiunto che per tutti i grandi arriva il momento di passare dalla cronaca alla storia e per far ciò, ovviamente, non vi è certo bisogno di passare a miglior vita.
Dunque, anche perché gli attuali consiglieri non paiono essere i migliori e le migliori penne di (centro)destra nulla scrivono, ci permettiamo di fare un paragone letterario, anche se non letterale, che un qualche fondamento trova.

Può essere paragonato Silvio Berlusconi a Gabriele D’Annunzio? In verità: molto poco, però vi senz’altro più di un punto di contatto nell’ammirazione, negli osanna di cui entrambi hanno goduto, anche se gridati da una sola parte.
Ebbene, è noto che il poeta-soldato lavorò, con l’aiuto dell’architetto Giancarlo Maroni, alla costruzione del Vittoriale non solo per celebrare la sua “vita inimitabile” ma anche per accrescere lì, risiedendovi dal 1921 fino al 1938, anno della sua morte, il suo mito.

Dopo un’intensa vita di passioni letterarie, amori, esperienze belliche e atti di eroismo, il Vate, volontariamente isolatosi dalla vita politica, per quasi vent’anni si dedicò incessantemente alla trasformazione del Vittoriale, alla costruzione di nuovi edifici e nuove aree esterne fino all’arredamento e alla decorazione degli ambienti. Realizzando al contempo un monumento a sua immagine e somiglianza (per il quale egli stesso avrebbe potuto, ante litteram, fabbricare il vocabolo interattivo) ma anche un quartier generale in cui ricevere amici, ammiratori e fedelissimi, pronti a tutto, e da cui muovere le ultime mosse.

Ecco, anche per Silvio Berlusconi è arrivato il momento per di fare qualcosa di simile, anche nella speranza che “Forza Italia” diventi pure un incitativo, come il celeberrimo “Eia! Eia! Eia! Alalà!”


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