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Pd fra brogli e imbrogli

Nel Partito democratico sono in corso due tipi di battaglie. La più importante è quella che vede impegnati in una lotta senza quartiere quattro candidati alla segreteria. Indubbiamente si tratta di operazioni che danno un senso all’aggettivo qualificativo di quel partito. Anche se appare strano che i candidati provengano (o siano sostenuti tutti) o dalla vecchia nomenclatura postcomunista (Cuperlo e Civati) o da quella (densa di parlamentari non proprio di primo pelo) che vuole finalmente interamente rottamare la prima (Renzi) o da una minoranza che ha almeno il coraggio di richiamarsi al socialismo (Pittella), un ideale che appare diventato un tabù in una forza politica i cui ultimi segretari sono stati Bersani ed Epifani. Parlo di stranezza perché, in un partito che si richiama ad un generico centrosinistra, le posizioni di sinistra sono visibili, ma di centro neppure s’intravede l’ombra. D’altronde la componente cattolica è scomparsa, rendendo superflua la presenza in quel partito di esponenti di origine postdemocristiana.

Ma c’è una seconda battaglia in corso nel Pd: quella delle tessere. Che è poi un conflitto serio che condiziona la vita interna del partito. Che il tesseramento abbia un senso preciso e vincolante in un qualsiasi partito per accertarne la reale consistenza e il valore della propria rappresentanza sociale, è fuori dubbio. Solo che nel Pd, a quanto assicura «la Repubblica» (cioè un quotidiano di supporto e addirittura di suggestione di quel partito), è esploso «un boom di tessere a dir poco sospetto, con punte d’incremento del 400 per cento rispetto all’anno scorso». Una cifra, quest’ultima, che supera e ridicolizza qualsiasi raffronto con precedenti esperienze dello stesso Pd ed anche coi partiti della Prima Repubblica, cui non erano ignoti i tesseramenti fasulli o gonfiati per favorire le correnti locali o per irrobustire le correnti nazionali in difficoltà di credibilità. In ogni caso abbiamo un’ulteriore prova che il Pd, il partito del moralismo, in realtà procede con metodi interni che, se non sono truffaldini, sono molto somiglianti all’imbroglio.

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