Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il cameo di Riccardo Ruggeri apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Caro dottor Silvio,
come succede ormai da qualche anno ogni tre, quattro mesi le scrivo una lettera (aperta), come ovvio senza la pretesa che lei mi risponda. Utilizzo questo mezzo solo per fare informazione. Spero che l’abbia notato, nei miei scritti non c’è animosità alcuna verso nessuno, anzi nel suo caso c’è simpatia umana, che curiosamente aumenta al diminuire del suo potere politico. L’ultima volta che le avevo scritto, le avevo suggerito di non farsi “decadere” ma di dimettersi (non mi ha ascoltato), di sostenere con convinzione il governo Letta-Alfano (l’ha fatto solo all’ultimo minuto utile, attraverso però un processo decisionale sciagurato), di scegliere i servizi sociali per scontare la pena (questo l’ha fatto), di scegliersi un sostituto, e di fare il “Grillo-Casaleggio” della situazione (e non l’ha fatto). Caro dottor Silvio, Alfano non avrà un quid di alto profilo, ma i quid dei falchi che stazionano nel suo nido sono orrendi.
Tecnicamente, come uomo di gestione dei sistemi complessi avrei dovuto interessarmi d’altro, abbandonarla al suo destino, oppure “usarla” come volgarmente fanno nei talk show (in assenza di notizie o nell’incapacità di parlare in modo serio di cose serie, il bravo presentatore intervista una sua ex fiamma, i soliti idioti si eccitano, l’oscena claque applaude, gli spezzoni vengono ripresi all’infinito da altre tv, uno straccio di share è assicurato), invece io le scrivo. Perché lei, suo malgrado, è ancora un riferimento per gli italiani che producono il PIL, l’unico aspetto politico-economico che mi interessa in questi momenti drammatici. Mi riferisco a quella classe sociale trasversale, fatta da lavoratori autonomi, operai, contadini, immigrati attivi, professionisti, piccoli-medi imprenditori, che si oppongono, in silenzio, alla Sinistra statalista-burocratica a zero valore aggiunto, finto colta con puzza al naso. Poveri italiani ridotti a dover scegliere fra il “vecchio” (lei) e il “nuovo” (Renzi-Civati). Ha ragione Emma Bonino, ci rendiamo conto in che abisso siamo caduti? Aggiungo io: e purtroppo stiamo diventando sempre più cattivi.
Avendo un anno più di lei, colgo così a occhio una sua certa stanchezza fisica (intendiamoci, ne ha ben donde, io sarei già collassato), e colgo pure qualcosa di strano che sta avvenendo fra la sua parabola fisica e quella politica, finora rimaste avvinghiate. Come lei sa, quando la parabola fisica del leader decade, altrettanto lo fa quella politica, e ciò il popolo non lo accetta.
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