Grazie all’autorizzazione del gruppo Class Editori pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi apparso sul quotidiano Italia Oggi.
Fabio Fazio, che conduce il programma Che tempo che fa su RaiTre, è pagato a peso d’oro: in tre anni, porterà a casa 5,4 milioni di euro per tre ore e mezzo di trasmissione alla settimana ma solo per otto mesi l’anno. La cifra non è stata smentita. Ma nemmeno confermata. Fazio infatti ha detto: «Nel mio contratto con la Rai c’è il vincolo della riservatezza». Questa clausola è vera ma anche inaccettabile. La Rai, pur essendo una spa, è infatti anche una società a proprietà pubblica che vive di un canone obbligatorio che viene esatto, con la violenza di un prelievo fiscale, indipendentemente dal reddito del telespettatori. La Rai quindi deve essere una casa di vetro. Non solo ai sensi della legge ma anche della decenza.
La seconda affermazione fatta da Fazio è che lui paga tutte le tasse che deve. Così come le pagano tutti coloro che hanno contratti come il suo e anche i co.co.co., e pure i pensionati. A questi ultimi poi, oltre a dover pagare obbligatoriamente il canone tv, se percepiscono più di 1.490 euro lordi al mese (lordi , dico!), è stato tolto anche l’adeguamento inflazionistico.
La terza affermazione di Fazio è che il suo compenso viene pagato dagli inserzionisti pubblicitari che sono attirati dalla sua trasmissione. In difesa di Fazio, e brandendo questo tema, si sono mossi i grandi giornali che però non tengono conto dei fatti. Fazio non genera lui la pubblicità. La genera la collocazione della sua trasmissione, la promozione che ne fa la Rai. Quale sarebbe il suo appeal personale, in termini di audience (e quindi di richiamo pubblicitario), se la sua trasmissione andasse in onda su un canale tematico digitale Rai? O su una sindacation di tv locali?
Continua la lettura su Italia Oggi