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Davvero bella la manovrina da governicchio…

Lasciamo che altri, più esperti, scrivano nel dettaglio dei pregi ed dei difetti della Legge di stabilità. Lasciamo pure che il dibattito politico si accenda e si spenga con le consueta velocità di una fiammata e si esaurisca poi nelle solite effimere discussioni dei talk show serali. Chiudiamo un occhio sulla sgangherata maggioranza che sostiene il governo e tutti e due sulle sbalorditive dichiarazioni di molti ministri e sottosegretari che lo compongono.

Ma due  considerazioni due sulla percezione di ciò che accade sia consentito farle. La prima, sul significato di stabilità. In premessa, corre l’obbligo di fare i complimenti a Letta perché sta interpretando benissimo il senso della parola e lo applica letteralmente alla sua azione di governo: è ferma, costante ed inalterata nel tempo. Già, peccato però che queste caratteristiche mal si rapportino con lo stato disastroso dell’economia reale del nostro Paese che di ben altre parole, azioni e, soprattutto, atteggiamento avrebbe bisogno. Difficile credere, anche per i più fiduciosi ed ottimisti, che le mezze misure proposte  – vedremo poi il come si svolgerà il dibattito nelle aule parlamentari  – possano sortire un qualsivoglia beneficio per imprese, famiglie e consumi nel prossimo anno. Il comandante Letta, seguendo le indicazioni di rotta che provengono dalla torre di controllo di Bruxelles, è ancora convinto di pilotare un aliante che può sfruttare le correnti – ripresa – per volare. Ostinatamente mantiene la direzione, ma non si accorge che il suo è invece un aereo a motore ed il carburante (leggi imprese e consumi) è in riserva da oramai troppo tempo. Una volta finito, rischia di andare a sbattere contro una montagna invece di superarla alzando i giri del motore.

La seconda riguarda gli effetti presumibilmente depressivi che tali incertezze e mezze misure determinano sul comune percepire della gente, in particolare sugli imprenditori ed investitori. Fa sorridere una dichiarazione del ministro Saccomanni che tra i pregi della Legge di Stabilità individua la “certezza” che essa propone per il prossimo trienno: ma dove la vede? Basti notare nella bozza, tra le varie fumose ed incerte coperture indicate sulle quali, come detto, lasciano ad altri più esperti ogni commento tecnico, il susseguirsi di ipotesi alla voce “o in alternativa”. Che significa se non la palese e rassegnata confessione di aver poche idee, peraltro confuse ed aleatorie?  Si pensa davvero che imprenditori ed investitori sani di mente possano trarre da queste premesse quella spinta motivazionale necessaria per credere ancora nella potenzialità del sistema Italia? Pare davvero il governo degli illusi, o peggio, degli sprovveduti.

A meno che, machiavellicamente pensando, quella che doveva essere un’opportunità  di chiudere ogni discussione effimera per mostrare l’essenza di un vero governo del fare, non si riveli l’ennesima dissimulazione di un governicchio con ben altre ambizioni, che nulla hanno a che fare con i reali bisogni del Paese. In questo caso, la stabilità di galleggiamento avrebbe un altro lecito sebbene miserevole e triste significato, ovvero quello di prendere tempo per costruire una nuova operazione politica, diventando così solamente una sorta di grande inganno. A pensar male … ci si azzecca.


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