Il vero nemico da combattere? Altro che debito pubblico, dismissioni e rispetto dei parametri di Maastricht di fronte alla minaccia delle frustate di Bruxelles. L’Italia ha sbagliato obiettivo. Il pericolo numero uno infatti, spiega un report di Mediobanca Securities, è il debito privato, i cui bassi livelli sono stati fino ad oggi motivo di vanto. Si diceva agli amici europei: lo Stato sì, ma gli italiani non sono certo le cicale spendaccione che si vorrebbe far credere. Tutt’altra storia, oggi.
Debito pubblico e privato a confronto
“II debito pubblico – sottolineano gli analisti di Piazzetta Cuccia guidati da Antonio Guglielmi – è il sintomo, non la causa, della malattia della scarsa crescita della periferia. L’Italia non fa eccezione. Il debito privato nell’Eurozona è cresciuto di 27 punti percentuali rispetto al Pil nel periodo 1999-2007 (+50 /+200 punti percentuali nella periferia) rispetto ad un calo del debito pubblico di 7 p.p. (-8p.p. in Italia, -42p.p. in Spagna). In effetti, si tratta di un disavanzo delle partite correnti del 5/15% del Pil tra il 2004-08 che ha messo in difficoltà la Grecia a causa della battuta d’arresto degli investimenti. L’Italia ha spaziato in un deficit più basso tra lo 0 e il 4% dall’ingresso nell’euro, soprattutto a causa del calo di 5 punti percentuali del risparmio privato”.
Le riforme del mercato del lavoro assenti e il sostegno alla domanda
Dopo il collasso nel 2008-09,”la bilancia commerciale italiana si è ora stabilizzata a +4 pp del Pil, ma con le esportazioni ad un +1 p.p., è il calo delle importazioni del 3% che spiega il surplus, cioè l’austerità. Il Pil italiano è correlato in maniera pro-ciclica alla sua bilancia commerciale”, prosegue il report. Se ciò non aiuta la crescita con la Germania, “ora la Spagna (-10% del costo per unità di lavoro dopo le riforme del lavoro 2012) sta conquistando una quota dell’export italiano. In mancanza di riforme del mercato del lavoro 700mila persone hanno lasciato l’Italia dal 2007 (dati Aire); l’emigrazione verso la Germania è in cresciuta del 10 % dal 2011. L’Italia ha bisogno di tempo per riempire il gap: l’ammorbidimento dell’austerità per sostenere la domanda è la chiave per ottenere un corretto equilibrio tra consolidamento fiscale e crescita”, conclude il report Mediobanca Securities.