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Debito Usa, effetti economici e significato politico dell’accordo in fieri

Continua lo show a Capitol Hill.

Ieri sera, la decisione della House of Representatives di produrre e votare una proposta concorrente di quella, bipartizan, in gestazione al Senato ha prodotto una chiusura  negativa a Wall Street. La risk adversion, in verità moderata, è stata sostenuta anche dalla decisione dell’agenzia di rating Fitch di mettere in negative outlook il rating degli Stati Uniti.

Com’era intuibile, l’arrivo degli USA è stato annunciato da una ridda di headlines e indiscrezioni circa l’imminenza di un accordo bipartizan al Senato, da approvare già stasera.
La prima  fiammata di euforia è stata provocata da rumors che il leader dei Repubblicani alla Camera Boehner avrebbe messo ai voti la proposta bipartizan del senato appena disponibile, e prima del voto al Senato stesso, al fine di snellirne l’iter.

Si tratterebbe di un discreto guadagno di tempo, ma anche di una tattica rischiosa, perchè non è affatto chiaro se una proposta del senato possa ottenere direttamente l’approvazione alla camera senza modifiche. 
In ogni caso, tra conferme e smentite, non è stato possibile farsi un idea precisa se la Camera ha intenzione di votare l’accordo bipartizan e quando.

Successivamente si sono moltiplicate le indiscrezioni secondo cui un accordo al Senato era imminente. 
Infine i leader degli schieramenti al Senato , Reid e Mc Connell hanno annunciato alle 12 locali un accordo i cui punti salienti sarebbero:

1) Proroga del debt ceiling fino al 7 febbraio 2014 (senza privare il Tesoro US dell’utilizzo delle “misure straordinarie”)

2) Continuing Resolution da 986 bln $ fino al 15 gennaio 2014

3) Un Bicameral budget conference committee per negoziare un accordo sul budget entro il 13 dicembre prossimo.

4) Nessuna modifica significativa al Affordable Care Act

Il primo voto sulla proposta potrebbe avvenire direttamente stasera, in quanto i senatori repubblicani che minacciavano ostruzionismo sembrano scesi a più miti consigli.

Dal momento che  numerosi report sui media sostengono che l’accordo avrebbe i voti per passare anche alla Camera, teoricamente se il Senato riesce a votare oggi il provvedimento ci sono buone probabilità che alla vicenda si possa mettere una temporanea parola fine.

Detto ciò, basta uno sguardo ai dettagli per capire che l’accordo costituisce una disfatta per i Repubblicani, e persiste qualche dubbio che la proposta passi senza qualche modifica che ne richieda un nuovo passaggio in Senato.

Quindi, sebbene una soluzione sia assolutamente nell’aria, ci sono ancora discrete possibilità che il Tesoro domani dichiari il raggiungimento del tetto al debito senza che alcun accordo sia ancora giunto alla firma di Obama.

Come noto ciò non costituisce un problema nella pratica perché le risorse di cassa permettono allo stato US di “pagare i conti” ancora fino a fine mese. Ma si tratta pur sempre di un inedito, che dovrebbe prorogare un po’ la suspense.

Giuseppe Sersale

Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr


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