Tutto come previsto. La Giunta per le elezioni del Senato ha votato a maggioranza, 15 a 8, la decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, a seguito della condanna della Cassazione per i diritti Mediaset.
L’annuncio è arrivato dal presidente Dario Stefàno dopo una camera di consiglio durata circa cinque ore. Ora la parola spetta all’aula del Senato che dovrebbe votare per regolamento entro venti giorni da oggi. La data più probabile al momento è quella di lunedì 14 ottobre.
Il calendario
Entro il giorno dopo, il 15 ottobre, c’è un’altra scadenza che riguarda il destino giudizio del leader del Pdl: i suoi avvocati dovranno comunicare al tribunale di Milano come il condannato intende scontare la pena. L’alternativa è fra gli arresti domiciliari o l’affidamento ai servizi sociali. Anche se sembra più probabile la prima ipotesi visto che il Cavaliere ha spostato la sua residenza nella Capitale, a Palazzo Grazioli, per restare vicino ai palazzi romani del potere.
Pochi giorni ancora e un’altra data significativa: il 19 ottobre è in programma la prima udienza della III sezione della Corte d’Appello di Milano che dovrà decidere sul ricalcolo dell’interdizione dai pubblici uffici, da un minimo di un anno a un massimo di tre.
Le reazioni
Rabbia da parte del Pdl per la decisione di oggi della Giunta. Il più inferocito sembra il capogruppo al Senato Renato Schifani che aveva chiesto al presidente Grasso di sospendere la seduta dopo le offese diffuse tramite social network da uno dei membri della Giunta, il senatore grillino Vito Crimi: “Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità – ha commentato Schifani – Al verdetto politico, fondato sul pregiudizio e sull’odio verso Silvio Berlusconi, in palese violazione del principio della non retroattività della legge penale sancito dalla Costituzione, oggi si è aggiunto l’intollerabile comportamento di un senatore che ha infranto il patto di riserbo dell’udienza pubblica dell’organismo parlamentare e inficiato così la legittimità della decisione”.
Ora lo sguardo di Berlusconi e dei suoi volge alla Corte europea: “Sono sicuro che otterrò sia la revisione del processo che l’annullamento della sentenza”, ha fatto sapere Berlusconi.