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Dove povero vuol dire desolato

Le città statunitensi – spesso le più grandi – nascondono dietro al loro sfarzo una faccia diversa da quella che mostrano al mondo, che non è fatta di grattacieli e luci, ma di povertà e miseria, contesto in cui si sviluppa la criminalità.

San Diego, California, USA – Che a San Diego ci si trovi al confine tra gli Stati Uniti e il Messico, tra lo sfarzo quasi eccessivo del Gaslamp Quarter – il quartiere bene costruito attorno alla 5th Avenue – da un lato e la sobrietà povera dall’altro, lo si capisce appena arrivati. Ogni cartello, ogni indicazione, ogni insegna è scritta in due lingue: inglese e spagnolo.

Prendendo la Blue line – una delle tre linee del trasporto pubblico, chiamata così perché richiama il colore del mare (le altre due sono la Orange, color sole e la Green line, col simbolo di una palma) si può leggere che uno dei due capolinea è Tijuana, Messico.

Se poi si ha l’ardore di visitare Imperial Beach, la spiaggia che gli autoctoni definiscono «poor», povera, allora ci si rende davvero conto di aver varcato il confine, non ancora quello geografico, ma quello culturale, tra sfarzo e povertà, tra ricco e povero. Povero, un termine che da noi non ha questo significato così carico, così forte. Da noi povero vuol dire sì misero, non per forza malfamato. La povertà di quel confine va oltre la mestizia, diventa cattività. La si può percepire fin da come si comporta il conducente dell’autobus, scontroso e di pochissime parole, che alla tua fermata, prima di farti scendere, esclama: «Be safe!». Stai attento.

Una volta raggiunta, attraversando un quartiere dormitorio in cui le uniche presenze (quasi) animate sono gli addobbi di Halloween appesi alle porte di certe case che hanno tutta l’impressione di essere abbandonate, Imperial Beach si mostra per quello che è veramente: non già una spiaggia – pur povera, ma spiaggia – bensì una discarica industriale a cielo aperto, dove non c’è l’ombra di un turista, di un bagnante e neanche del più spericolato dei surfisti.

Conosciuta le desolazione, si torna verso il centro di San Diego, dove oltre a qualche viso messicano, onnipresente, si riconosce nuovamente la calma tipica dell’ozio ultraricco, degli incravattati di tutto il mondo venuti lì per partecipare al meeting internazionale sulla chirurgia plastica al Convention center – un grandissimo centro conferenze, situato anch’esso nel quartiere bene della città -, dei turisti, della gente del posto che fa jogging.

Quello di questo confine è un contrasto antropologico, che si sente forte e vivo nel significato – carico – della parola poor. Povero.

Twitter @FraOnorato



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