Non si tratta di essere pro o contro, ma di trovare ormai le giuste ricette per rifondare, questa volta secondo reali principi di solidarietà e di strategie comuni, il concetto stesso d’Europa. Che il Vecchio Continente stia attraversando un periodo di profonda crisi non solo economica ma anche d’identità, s’intuisce anche dal proliferare in ogni angolo d’Europa di movimenti e partiti politici con sempre più contenuti anti-europei e l’appuntamento previsto a maggio del prossimo anno per il rinnovo del Parlamento comunitario, si trasformerà sicuramente in una cartina di tornasole sulla fiducia che i cittadini europei ripongono nella conduzione europea e nelle sue Istituzioni, totalmente incapaci nel gestire l’attuale situazione di crisi.
Le false accuse di sfascismo e populismo
Il vero pericolo però è che si rischia di fare di tutt’erba un fascio e coloro i quali, con motivazioni ideologiche molto diverse fra loro, chiedono a gran voce una radicale rivisitazione dell’attuale costruzione europea, finiscano per essere semplicemente bollati come “sfascisti” e nella migliore dell’ipotesi additati come populisti in cerca di facile notorietà per aver cavalcato il crescente malcontento generale. Ma la realtà è molto diversa e coloro i quali si ostinano nel difendere a spada tratta questa impostazione e questa conduzione della casa comune, rischiano, ma sarebbe più corretto affermare condannano, l’Europa stessa ad una prossima e certa implosione. Il non voler riconoscere i macroscopici errori generati, per dirla alla Guarino, da una sorta di mostro bio-giuridico che si è annidato nei posti chiavi del potere decisionale, non consente più spazi di manovra suggeriti dalle più elementari regole dettate dal buon senso.
Le litanie dei burocrati e dei politici pavidi
Insomma le vulgate “Lo vuole l’Europa” o “L’Europa si salva con più Europa”, tanto care ai politici e burocrati nostrani e degli altri paesi partners sin dai tempi di Maastricht per mandare giù i bocconi amari delle scelte sbagliate nell’affannosa rincorsa a un modello macroeconomico fallimentare a cui si è voluto affidare le sorti dell’intera economia europea, non bastano più per fronteggiare e giustificare una situazione che obiettivamente è sempre più insostenibile.
Attenzione al caso francese
Non a caso la Francia sta riponendo nel Front Nazional di Marine Le Pen le speranze per “esorcizzare” gli effetti della severa crisi che ha messo in ginocchio anche loro e, con motivazioni ben diverse, anche i tedeschi hanno esternato il loro dissenso elargendo un 4,7% dei suffragi a Alternative für Deutschland nelle ultime consultazioni politiche di settembre. Negli altri paesi di eurolandia la situazione non cambia e i programmi politici si arricchiscono sempre più di contenuti critici nei confronti dei dettami provenienti da Bruxelles e il rischio concreto è che il tutto sfoci in un ulteriore caos per non aver saputo coordinare e solidarizzare le proposte.
Il salutare Manifesto di Solidarietà Europea
In questo scenario all’inizio dell’anno è stato presentato ufficialmente il 24 gennaio scorso a Bruxelles Il Manifesto di Solidarietà Europea per iniziativa di un gruppo di economisti europei i quali ritengono essenzialmente che la strategia, che offre le migliori opportunità per salvare l’Unione Europea, sia una segmentazione controllata dell’Eurozona ottenibile con l’uscita, mutualmente concordata, dei Paesi più competitivi con accordi su un nuovo sistema di coordinamento delle valute europee, finalizzato a prevenire “guerre” valutarie e fluttuazioni eccessive dei cambi.
Gli obiettivi del Manifesto
I firmatari, provenienti da scuole di pensiero economico diverse e che hanno occupato posizioni di rilievo in svariati campi professionali e accademici, non aspirano ad associarsi a organizzazioni o partiti politici di qualsiasi colore, ma si dichiarano disponibili a discutere le loro proposte per l’Europa con i Leader politici, rappresentanti industriali, sindacati, media, accademici e con chiunque condivida la convinzione che l’attuale conduzione dell’Eurozona, invece di risolvere, potrebbero mettere in pericolo le stesse fondamenta dell’integrazione e di democrazia dei paesi membri.
I nomi di chi ha aderito
Nel gruppo degli aderenti, a cui si è aggiunto recentemente l’olandese Frits Bolkestein, già Commissario UE dal settembre 1999 al novembre 2004 per il mercato interno, politica fiscale e unione doganale, si annoverano economisti provenienti dal Sud e dal Nord dell’Eurozona e da paesi europei che non ancora hanno adottato la moneta unica, fra i quali i tedeschi Hans-Olaf Henkel e Alfred Steinherr, i francesi Jacques Sapir, Brigitte Granville, Jean-Jacques Rosa e Jean-Pierre Vesperini, il portoghese Joao Ferreira do Amaral, gli spagnoli Juan Seco e Antonio Soj, i polacchi Stefan Kawalec e Ernest Pytlarczyk, il danese Jens Nordvig, il ceco Mojmìr Hampl e gli italiani Claudio Borghi Aquilini, Alberto Bagnai e Antonio Maria Rinaldi.
Avvertenza agli eurosostenitori
Questo qualificatissimo gruppo ritiene che l’attuale conduzione politica e economica dell’UE rappresenta una seria minaccia per il futuro benessere dei cittadini europei e della stessa sopravvivenza dell’Unione Europea e la finalità che si propone il Manifesto di Solidarietà Europea è quella di contribuire a formulare una seria e reale alternativa solidale per il bene comune. Gli eurosostenitori sono avvertiti!