La produzione di petrolio degli Stati Uniti in un anno è salita di 0,8 milioni di barili al giorno, balzo pari all’intera produzione del Regno Unito, che mai si era verificato in passato e che segue quello simile, in corso da quattro anni, ottenuto per la produzione di gas, che ha permesso all’America di tornare ad esserne il primo produttore al mondo davanti alla Russia.
Rivoluzione made in Usa
È una sorta di rivoluzione quella che si sta compiendo in una delle industrie più importanti del pianeta. La determina la tecnica della fratturazione idraulica in pozzi orizzontali scavati in formazioni geologiche, soprattutto argille, shale, da sempre conosciute ma prima inaccessibili.
Le critiche di natura ambientale
Le accuse di danno ambientale non arrestano la spinta ad investire, sia per i grandi profitti che ottengono le compagnie, che, soprattutto, per la possibilità che finalmente si presenta, a 40 anni dell’embargo del 1973, di raggiungere la tanto agognata indipendenza energetica che, però, rimane ancora molto lontana.
L’Europa assiste
Nel frattempo, l’Europa sta a guardare, nella speranza, poco fondata, che possa arrivarle del gas americano e con questo si riducano i suoi prezzi e la propria dipendenza dalla Russia.
Effetti al momento limitati
La rivoluzione americana del petrolio e del gas ha carattere eccezionale, ma per il momento gli effetti nel resto del mondo sono limitati, in particolare in Europa dove, da una parte si vietano le nuove tecniche estrattive, ma, dall’altra, il calo della produzione interna fa crescere le importazioni dai fornitori tradizionali, in particolare dalla Russia.
Export arduo
Le esportazioni dell’abbondante gas dagli Stati Uniti faticheranno nei prossimi anni, sia per ragioni economiche – i prezzi non sono così bassi quando si considerano tutti i costi – sia per aspetti tecnici, in quanto occorre realizzare complessi terminali di liquefazione.
Le contraddizioni
Le esportazioni di petrolio, la grande sorpresa, rimarranno invece a lungo vietate, perché è su questa fonte energetica che gli americani soffrono la dipendenza dall’estero. Fatto se si vuole paradossale, giacché proprio il paese che più si batte da sempre per il libero commercio nel mondo, traendone grande beneficio, è poi quello che preclude le esportazioni di una risorsa così importante per le dinamiche del mercato energetico internazionale.