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Energia rinnovabile e MENA. L’interesse degli Emirati Arabi Uniti

È in corso a Daegu (Corea del Sud) la 22° edizione del World Energy Congress (13-17 ottobre 2013), l’importante appuntamento triennale del World Energy Council (WEC), il principale network indipendente di leader e professionisti di settore impegnati a promuovere un sistema energetico  sostenibile, efficiente e stabile. Il network è stato formato nel 1923 e ad oggi raccoglie l’adesione di 92 comitati nazionali. Ogni congresso ospita più di 5.000 leader governativi e del mondo degli affari.

Oltre al chiaro valore aggiunto sociale derivante dall’impegno globale condiviso verso un più sostenibile sistema energetico, avere la possibilità di ospitare il Congresso del WEC rappresenta un’importante occasione per attirare interessi nel territorio e  implementare azioni strategiche nel settore energetico.

Non a caso, domenica 13 ottobre, la delegazione degli Emirati Arabi Uniti presente a Daegu ha confermato che concorrerà all’assegnazione del Congresso previsto per il 2019. Tale iniziativa evidenzia il crescente interesse del paese nei confronti dell’evoluzione del sistema di approvvigionamento energetico. Il fatto che un paese OPEC si interessi al “trilemma energetico” del WEC (Ci sarà abbastanza energia per rispondere alla crescente domanda proveniente sia dai paesi ricchi che dai paesi poveri?) è emblema della necessità di strutturare sistemi energetici nazionali ed internazionali nuovi. Il ministro dell’energia degli EAU, Suhail bin Mohammed Faraj Faris Al Mazrouei ha ricordato che “gli EAU hanno una forte eredità dal passato, derivante dalla loro leadership nel settore energetico. Abbiamo costantemente collaborato con le maggiori compagnie energetiche a livello globale per assicurare la fornitura di gas e petrolio. Ora abbiamo lo stesso approccio con i nuovi settori energetici, sia all’interno del nostro paese che a livello globale”.

L’impegno del piccolo emirato nei confronti di un moderno sistema energetico si rileva dalla sua volontà di diversificazione nell’approvvigionamento – circa 2500 MW derivano da fonti rinnovabili e 5.4 MW saranno ottenuti dal programma pacifico per l’energia nucleare – e dagli investimenti programmati per ridurre lo spreco energetico – dai progetti di efficientamento energetico allo sviluppo di programmi di assistenza a PVS per sviluppare piani energetici moderni. Il Consiglio Supremo dell’Energia di Dubai ha come obiettivo quello di ridurre del 30% il consumo energetico entro il 2030 e di portare in rete 1.000 MW di energia solare.

Nel contesto regionale, ricorda Sultan Al Jaber, Amministratore Delegato di Masdar, gli EAU sono stati i primi ad interessarsi alle energie rinnovabili, effettuando investimenti innovativi nell’energia solare ed eolica. Continua Al Jaber, “stiamo anche ridefinendo il modo in cui viene consumata l’energia nei contesti urbani, attraverso lo sviluppo di progetti urbani sostenibili come Masdar City. E oggi esportiamo conoscenze relative all’energia pulita verso paesi che necessitano un’accelerazione nell’identificazione di un portafolio energetico comprensivo di energie rinnovabili”.

È importante ricordare che Abu Dhabi ospita anche l’Agenzia Internazionale dell’Energia Rinnovabile(IRENA), un’importante organizzazione intergovernativa, l’unica con sede nel Medio Oriente, che raccoglie l’adesione di 118 stati membri e più di 40 richieste formali di adesione.

Conti fatti per chi opera nel settore energetico, in particolare in quello delle energie rinnovabili, risulta imprescindibile prendere contatto con importanti realtà come quella degli EAU.  Le grandi risorse economiche del paese permettono di portare avanti coraggiosi studi e progetti.  Inoltre il paese si dimostra diponibile ad accogliere collaborazioni internazionali per introdurre nuove tecnologie e buone pratiche nella regione, come ricorda il Segretario Generale del Consiglio Supremo dell’Energia, Ahmad Buti Al Muhairbi.

Le opportunità di investimento nel settore energetico non si limitano ai soli EAU. Come si legge da un articolo di Mouayed Makhlouf, esperto in questioni mediorientali del Gruppo della Banca Mondiale, l’Arabia Saudita e l’Egitto hanno presentato un piano per ottenere entro il 2020 il 20% di energia da fonti rinnovabili; il Marocco ha annunciato un piano nazionale per generare 2GW di energia solare entro il 2020; in Pakistan sono in via di sviluppo progetti idroelettrici ed eolici; la Giordania sta esaminando 37 progetti legati alle energie rinnovabili.

Lo sviluppo progressivo di energia rinnovabile richiederà ulteriori investimenti per la realizzazione di reti di trasmissione, le c.d. smart grids, con le quali creare un network intelligente capace di sfruttare in modo efficiente tutta l’energia prodotta. Rinforzare il settore delle rinnovabili significa anche implementare gli studi e i progetti legati allo stoccaggio dell’energia, in modo da evitare cali o blocchi nella fornitura nel momento in cui più del 20% della domanda sarà coperta da energia rinnovabile e, in quanto tale, legata a elementi naturali esterni non sempre costanti.

Considerando l’inquinamento prodotto dalle fonti fossili, i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente fanno bene a dedicare risorse allo sviluppo del settore rinnovabile. Alcuni esperti infatti ritengono i paesi della regione particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico, con tendenze alla siccità e rischi per la società e il settore industriale, agricolo e turistico in particolare.



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