Le firme sono già pronte, come testimonia la foto postata su Twitter. Gianni Pittella, eurodeputato del Pd, sta ultimando il documento programmatico con cui presenterà la sua candidatura alla segreteria di Largo del Nazareno ma ne anticipa i contenuti a Formiche.net.
“Conterrà idee molto chiare: penso a un Pd europeo ed europeista, che si collochi nella famiglia del socialismo europeo e si batta per cambiare l’Europa di oggi andando verso gli stati uniti di Europa. A un Pd che recuperi una visione unitaria dello sviluppo italiano, tra generazioni, tra classi sociali, tra territori con un’attenzione particolare al Mezzogiorno. A un Pd che superi l’attuale conformazione romanocentrica e torni nella piazze, in prossimità dei cittadini. Basta autoreferenzialità”.
Pittella, le firme ci sono?
La raccolta firme è andata molto bene, c’è stata grande e spontanea disponibilità. Abbiamo già superato 2.500 firme da iscritti provenienti da tutta Italia e le richieste di partecipazione continuano ad arrivare. È un indice di forte mobilitazione tra i nostri militanti.
Passiamo in rassegna i suoi sfidanti in un flash?
Ho stima e amicizia verso tutti e tre i miei sfidanti, sono certo che daremo vita a un confronto bello e appassionato. Dovessi dare un giudizio personale, direi: Matteo Renzi ha una forza creativa tale da espandere il consenso del Pd e del centrosinistra ma deve sciogliere alcuni nodi, come gli ho sempre detto, per esempio su che tipo di Europa vuole. Gianni Cuperlo è una bella intelligenza ma rappresenta la vecchia leadership. Pippo Civati non mi convince sul piano politico. Sono contrario all’alleanza con i grillini e a posizioni troppo radicali.
Prima dello scoglio dell’8 dicembre e delle primarie aperte, c’è il primo turno a novembre tra gli iscritti che ridurrà le candidature a tre. Pensa di superarlo?
Io rappresento l’area politica riformista, laico-socialista e cattolica che è essenziale per il Pd. E poi sono l’unico candidato che viene dal Mezzogiorno. Per questo, chiedo agli iscritti Pd di consentire che possa concorrere ala sfida finale. Sarebbe discriminante se la rappresentanza di un’area così importante del Paese venisse eliminata al primo turno.
Lei ora è a Bruxelles ma se fosse stato parlamentare in Italia, avrebbe votato la fiducia al governo Letta?
Avrei prima espresso la mia divergenza sulla modalità delle larghe intese. Avrei sostenuto l’idea di un governo di scopo che prevedesse la riforma elettorale e alcuni importanti interventi sull’economia per poi tornare al voto. Ma in ogni caso se fossi stato in minoranza, avrei rispettato la posizione del mio partito. Il rispetto delle regole e il principio di responsabilità in un movimento politico devono sempre valere.
Il Pd sembra tiepido nei confronti della possibilità di amnistia e indulto prospettata da Napolitano nel messaggio alle Camere. Lei cosa ne pensa?
Mi sono espresso in maniera molto ferma contro la speculazione indegna verso l’appello sincero e appassionato fatto dal capo dello Stato al Parlamento. Di fronte alle condizioni inaccettabili delle carceri italiane, l’amnistia va bene. Tanto più che saranno le Camere a deciderne il perimetro ed è da escludere per i reati più gravi. E’ chiaro che l’emergenza non si risolve solo con una misura straordinaria ma bisogna intervenire su altri fronti, per esempio su quello dell’edilizia carceraria.