Skip to main content

Il debito “provvisorio” degli USA

 

Shutdown degli USA; urca che notizia!

“Chiusura” dell’esercizio amministrativo dell’amministrazione federale perché quel gran Genio dell’Obama, mito dei progressisti perdenti di successo di questo Paese meraviglioso e sgangherato, non è riuscito a risolvere in tempo il contenzioso con l’Amministrazione federale e siccome lì il federalismo c’è e conta, chi ci ha rimesso sono i dipendenti pubblici e un pezzo dell’economia.

Nessuna tragedia, sia chiaro. Era già successo con Clinton, per due volte (sempre Democrats.) e l’impero, grazie a Dio, è rimasto in piedi: anche stavolta sarà così. Non è questo il punto dirimente.

La questione vera e succosa è un’altra e tocca un principio di organizzazione economico-amministrativa degli Stati e delle organizzazioni super-statuali che vogliono dettare legge agli Stati nazionali (lieve allusione all’eurocrazia imperante e, con la Merkel, a effetti di cocainomane inveterato): il debito non è tutto. Ma è tutto per l’eurocrazia perché quest’ultima mira a uno scopo iper-politico: il controllo totale e sistematico della vita dei popoli europei.

Non è che, siccome abbiamo un mare di debiti, allora non esistiamo più e ci consegniamo mani e piedi all’usura organizzata, prima delle organizzazioni bancarie e poi dei grandi faraoni di Bruxelles: aver reso questa solenne idiozia, priva di fondamento realistico e perfino di scuola, una Verità equivalente a quella rivelata tipo “Il Verbo si è fatto carne”, ha reso la vita, la politica e il destino degli Stati un mare magnum di monnezza a bagnomaria.

Obama, che non è una cima e nemmeno coraggioso, ha detto chiaramente: vabbè, abbiamo un grande debito, ma qui dobbiamo pensare all’economia reale, cioè alla manifattura, alla produzione di profitto e ai territori. Verissimo. Solo che lui può dirlo e fare qualcosa per praticare quanto detto perché comunque anche l’Amministrazione federale a lui deve ritornare per far quadrare i conti; con l’eurocrazia, gli Stati nazionali sono i puffi blu in mano al nuovo Re Artù senza onore e con molta boria padronale.

Pensiamo alla Germania. Seguire quella strada significa ipotecare il futuro di due terzi di Europa impiccato al debito e al leggendario e idiota, anche quello, patto di stabilità, contestato solo da Berlusconi, facendo quasi il matto con lo scolapasta in testa, e pochi altri: il che significa controllo totale e, alla fine, di marca totalitaria.

Morale della favola: il succo della vicenda sta tutto qua: gli USA sono una Nazione a struttura federale e solennemente e concretamente libera; noi siamo una colonia in mano ai crucchi e all’eurocrazia guidata dai crucchi e, di conseguenza, privi delle libertà essenziali, tra cui quella di battere moneta e controllare le nostre finanze pubbliche.

Ergo: loro vivono nel Regno della Libertà, ancorché indebitati, e noi vivremo sempre nel Regno della Necessità (che parla la lingua di Hegel, autore della formula citata), ancorché, un domani, scolaretti con buoni voti nella materia debitoria.

E, mentre il peggior Presidente degli USA degli ultimi cinquant’anni, sembra uno statista con gli attributi, noi continuiamo a sembrare quello che siamo: cornuti e mazziati.

 

CONDIVIDI SU:

Gallerie fotografiche correlate

×

Iscriviti alla newsletter