Non si è parlato molto negli scorsi mesi dell’ennesima clamorosa iniziativa del sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, d’invitare per la fine del ramadan, il 17 luglio, tutte le autorità civili, militari e religiose della Francia per festeggiare insieme ai cittadini musulmani, la “rottura del digiuno” alla fine del mese prescritto in osservanza del Corano.
Per quella che, fin dal suo primo anno di elezione in carica, cioè il 2001, è stata trasformata nell’evento-“notte del ramadan” (anche se, in realtà, la festa dell’Id al-Fitr, in arabo, si traduce come “piccola festa”…), il sindaco socialista, il cui mandato scadrà il prossimo anno, ha come le altre volte previsto un sontuoso buffet offerto a tutti i partecipanti nella fastosa cornice dei saloni del municipio, cioè l’hôtel de ville, di Parigi.
Il giorno prima che si tenesse questa inedita “festa”, la deputata del Front National Marion Maréchal Le Pen, nipote di Jean-Marie Le Pen, il fondatore e leader storico di quello che è attualmente dato nei sondaggi come il primo partito francese, ha presentato una dura interrogazione al ministro dell’interno Manuel Valls, criticando quest’ulteriore forma di cedimento dell’Occidente di tradizione cristiana alle comunità islamiche immigrate inventata dai socialisti (cfr. Question n° 32503, depositata il 16/07/13). Dalla risposta pubblicata dal Ministero dell’interno francese quasi tre mesi dopo l’invio dell’interrogazione della Le Pen (cioè l’8 ottobre scorso), si rileva fra l’altro che il buffet dell’hôtel de ville è costato ai cittadini francesi circa 100.000 euro e che, partecipandovi, il sindaco non è venuto meno al suo dovere di laicità, limitandosi a fare “gli onori di casa”.
Al che Marion Le Pen, eletta lo scorso anno – a soli 22 anni di età – all’Assemblea Nazionale francese, confermando la sua verve e rilanciando le sue convinzioni cristiane, nella nota di commento pubblicata mercoledì scorso sul suo sito ha proposto al governo Hollande «che si metta a disposizione allo stesso modo del denaro pubblico per festeggiare la fine della quaresima in tutti i Municipi della Repubblica al fine di rispettare il pluralismo» (Le gouvernement met le ramadan et l’arbre de noël dans le même sac (réponse à une QE), in www.marionlepen.fr, 15 ottobre 2013).
In più, la giovane leader della destra francese, proseguendo nella sua lotta dagli scranni parlamentari contro l’immigrazionismo ed il connesso relativismo portati avanti da Palace Matignon (sede dell’esecutivo), ha sarcasticamente aggiunto: «Il governo ci ha spiegato che la rottura del digiuno durante il ramadan è un evento di carattere culturale e non religioso […] quanto affermato equivarrebbe a dire che l’albero di Natale e la spartizione della galette des rois [dolce tipico dell’Epifania] siano divenute tradizioni francesi indipendentemente dalla pratica religiosa che le ha ispirate ed accompagnate. Ma, così facendo il ramadan finisce per essere sullo stesso piano “culturale” di queste nostre tradizioni, negando così tutto ciò che ha fatto da collante ed ha dato vita all’identità propria della Francia».
Piuttosto che demonizzarlo, il Front National di Marine Le Pen (la zia di Marion, figlia di Jean-Marie Le Pen), sarebbe quindi da interpretare, anche nell’utilità comune di una rinnovata “Europa dei popoli”, come il volano di un grande “fronte nazionale” dei Paesi del vecchio continente, di carattere sociale ed identitario, che si batta per la vera identità europea, in difesa delle radici della nostra Civiltà e della sopravvivenza (anche demografica) dell’Occidente di tradizione cristiana. Non vorremmo del resto che anche il sindaco di Roma Marino voglia presto aprire il Campidoglio, ad imitazione dei “cugini” socialisti francesi, alla “piccola festa” dei nostri vicini islamici, suscitando le ulteriori manifestazioni di incomprensione e critica di un popolo, sempre più messo alla prova dalle difficoltà della crisi e di una città sempre meno “a misura di persona e di famiglia”.