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Ecco perché l’Irlanda ha deciso di non sopprimere il Senato

Con il 51,8% dei voti, gli irlandesi hanno deciso che il Senato non sarà abolito nonostante i costi. I sondaggi precedenti al referendum elettorale di ieri avevano anticipato una vittoria del 70% per l’eliminazione dell’istituzione e la modifica al monocameralismo del Parlamento irlandese. Ma i risultati definitivi sono stati una sorpresa: il “no” ha totalizzato quasi il 52%, mentre il “sì” poco più del 48%.

I partiti, invece, avevano trovato un accordo sull’eliminazione del Senato, convinti che la sua abolizione potesse contribuire al recupero di credibilità da parte della classe politica.

La promessa compiuta
“A volte in politica si perde nel processo elettorale. Accetto il verdetto del popolo. Ma dico anche umilmente che siamo stati bravi a rispettare la promessa del referendum che avevamo fatto quattro anni fa”, ha detto il premier centrista, Enda Kenny.

L’oppositore, il leader dei repubblicani Michael Martin, ha detto che “è stato un giorno molto salutare per la democrazia irlandese. Si erano accodati in tanti dietro alla campagna per il sì, ma il Fianna gail e lo Sinn fein non sono andati alla sostanza. Nello stesso tempo penso che la popolazione voglia dirci che vuole una riforma della governance”.

La vittoria dell’apatia
Secondo il Corriere della sera, a vincere in Irlanda in realtà è stata l’apatia. “La disaffezione per la politica è a livelli altissimi ed è arrivata al punto di congelare gli entusiasmi per una consultazione “rivoluzionaria”. Sessantadue cittadini su cento sono rimasti a casa… Fatto sta che la valanga astensionista ha il significato di una sonora bocciatura per le forze di governo e alla fine salva il Senato”, ha scritto il quotidiano.

Il Senato irlandese esiste da 90 anni, ha una funzione legislativa limitata ed è molto piccolo: soltanto 60 parlamentari ne fanno parte. L’elezione non è diretta, ma attraverso grandi elettori. Il risparmio per la sua soppressione sarebbe stato di venti milioni di euro all’anno. Una cifra importante se si tiene conto della crisi economica che vive l’Irlanda.



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