Il primo ottobre 2013 sono iniziati a Roma i festeggiamenti per gli 80 anni dallo stabilimento dei primi rapporti diplomatici tra Italia e Arabia Saudita. Era il 10 febbraio 1932 quando a Djedda venne firmato un Trattato di amicizia ed un accordo commerciale tra i due paesi, punto di partenza di una ormai consolidata relazione.
I contatti tra i due paesi continuano e si rinforzano sempre di più. A testimonianza di ciò si può ricordare la missione italiana in Arabia Saudita del 2010 per il consolidamento dei rapporti industriali, la visita di Giorgio Napolitano alla Grande Moschea di Roma nel 2012 e il recente accordo di collaborazione fra l’Istituto Affari Internazionali (IAI) e il Centro per l’informazione e gli studi del Ministero Affari Esteri dell’Arabia Saudita, presentato giovedì 3 ottobre a Roma in occasione dell’incontro Italia-Arabia Saudita: guardando al futuro. All’incontro hanno preso parte anche i ministri degli esteri dei due paesi, Emma Bonino e il Principe Saud Al Faisal bin Abdulaziz Al Saud. Nei loro saluti conclusivi è stata ricordata l’importanza di potenziare il dialogo interreligioso, quale strumento di comprensione e approfondimento dei rapporti. L’Arabia Saudita sembra essere particolarmente attenta alla questione. È stata infatti l’iniziativa di re Abdullah bin Abdulaziz a portare nel 2012 all’apertura del Centro per il dialogo interreligioso con sede a Vienna.
Potenziare i contatti a livello culturale è considerata un’azione strategica. Non a caso sono molti gli studenti sauditi (ad oggi circa 170 mila, di cui il 20% sono donne) che studiano all’estero, in molti casi ottenendo sostanziose borse di studio. Nonostante la società saudita resti particolarmente legata alle proprie tradizioni (si pensi al ruolo della donna), è innegabile che continui scambi e rapporti con paesi culturalmente diversi potranno un giorno condurre verso importanti riforme. Il Ministro Bonino ha infatti ricordato una significativa frase pronunciata dal Principe Faisal: “una lunga marcia verso caute riforme”.
È notizia recente l’adozione da parte dell’Arabia Saudita di una legge che criminalizza la violenza domestica, di cui sono spesso vittime donne e bambini. Un passo avanti molto importante che, come afferma Waleed Abu al-Khair, un attivista per i diritti, permetterà a molte donne di recarsi presso le stazioni di polizia da sole (prima era necessario essere accompagnate da un uomo) e di denunciare abusi mantendo l’anonimato. I responsabili di violenze psicologiche e fisiche rischieranno fino ad un anno di reclusione e il pagamento di una multa che potrà arrivare fino a 13.300 dollari. Tale legge può essere sicuramente un buon punto di partenza per modificare l’attuale legislazione che obbliga le donne ad avere un’approvazione da parte di un uomo per poter svolgere affari, cercare un lavoro o viaggiare fuori dal paese.
Dal punto di vista economico-commerciale, sono molti i punti di incontro tra i due paesi. Il Principe Saud al Faisal ha ricordato che nel 2012 tali relazioni hanno prodotto uno scambio economico di circa 19 miliardi di euro. Sono circa 100 le joint venture stabilite tra i due paesi, con un indotto di circa 2 miliardi di euro. Il Ministro Bonino ha auspicato una estensione settoriale di queste relazioni, oggi quasi esclusivamente legate al settore petrolchimico e delle costruzioni. In particolare è il settore della green economy quello in cui soggetti privati italo-sauditi possono e devono sviluppare idee e progetti imprenditoriali di crescita congiunta.
Così come accaduto recentemente con il nuovo Iran moderato di Rouhani, anche nel caso dell’Arabia Saudita l’Italia è stato il primo paese a stabilire rapporti diplomatici e ad intraprendere contatti concreti sin dal 1932. Tale posizione dell’Italia risulta essere particolarmente interessante. Da una parte essa può svolgere un importante ruolo di mediazione nel difficile dialogo tra Iran e Arabia Saudita. Allo stesso tempo, mantenere strette relazioni con l’Arabia Saudita significa seguire da vicino le evoluzioni di un paese che sta cercando di emergere quale leader indiscusso della regione.
Il fatto che l’Arabia Saudita voglia ritagliarsi un ruolo strategico nel mondo arabo è stato chiaramente espresso dalla insolita cancellazione del proprio intervento durante la 68° Assemblea Generale delle NU recentemente conclusasi. Si legge sul quotidiano Al Arabiya che con tale azione il paese saudita ha voluto protestare contro la posizione delle Nazioni Unite nei confronti del mondo arabo e islamico, in particolar modo con riferimento alla situazione palestinese e siriana. Inoltre, la critica nei confronti delle NU è legata al monopolio che alcuni paesi posseggono nell’ambito dell’organizzazione, come affermato da un diplomatico saudita. Secondo Jamal Khashoggi, un giornalista e analista politico saudita, l’Arabia Saudita ha posto sotto pressione le NU con l’obiettivo di creare una coalizione di paesi desiderosi di ottenere un più serio approccio internazionale alla questione musulmana. In considerazione della posizione di leadership nell’ambito del Consiglio di Cooperazione del Golfo, e quindi della sua capacità di attrarre consensi nella regione, non è difficile immaginare che il Regno saudita possa acquisire ben presto il ruolo di paese guida, a discapito delle apparenti placate aspirazioni del Qatar.