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Contro la retorica delle tasse, cosa dicono i dati?

Cavallo di battaglia del Centro Destra di Silvio Berlusconi, di Alfano e di tutti quelli del PDL, è il “non metteremo le mani in tasca agli italiani”. Pura retorica, perché la realtà è un’altra.

Ho dato uno sguardo ai dati Istat sull’andamento della pressione fiscale dal 1990 al 2011. C’è da sorridere, e anche da sconvolgersi, se pensiamo a quanto il discorso politico sia distante dalla realtà delle cose, di quanto le parole possano mistificare il reale e di come, complici certi media, la comunicazione possa contribuire a disinformare e confondere i cittadini.

Lasciamo parlare i dati

Nel 1990 la pressione fiscale complessiva era al 38,2%, oggi è al 43,8%. L’andamento complessivo ha registrato un +5,6%. Dal 1990 ad oggi Silvio Berlusconi ha Governato per quattro volte, per un totale di circa 11 anni.

Il dato sulla pressione fiscale del 1990 si componeva di un 10,3% d’imposte indirette, 13,8% d’imposte dirette, 0,1% di imposte sul capitale, 12,5% di contributi sociali effettivi e un 1,5% i contributi sociali figurativi. Cinque anni dopo la pressione fiscale era già salita al 40,9% segnando un +2,7% complessivo e cinque anni dopo ancora, era al 41,3% ben +3,1% rispetto al 1990. Dal 2001 al 2005 la pressione fiscale resta più o meno stabile, con qualche oscillazione al di sopra del 40%, in occasione del Governo Berlusconi III (che si conclude a metà 2006) la pressione fiscale era al 41,7 % ossia un +1,7% rispetto all’anno precedente (Grafico 1).

Grafico.1.Andamento pressione fiscale totale, dal 1990 al 2006

UntitledFonte: Rielaborazione dati Istat, 2013

Dall’esperienza del primo governo Berlusconi al terzo, la pressione fiscale totale è aumentata dello 0.8%. Tra il 2007 e il 2008 abbiamo il secondo Governo Prodi, che rimane in carica per meno di 2 anni, in cui la pressione fiscale subisce un ulteriore aumento. Si passa dal 41,7% al 42,6% del 2008, con un +0.9%. Dal 2008 al 2011 abbiamo il quarto governo Berlusconi e la pressione fiscale subisce un’ulteriore impennata. Si passa dal 42,6% nel 2008 al 43,1% nel 2009, con un +0,5% e si torna ad un 42,6% nel 2011, quando Berlusconi si dimette e inizia l’esperienza del Governo Monti.

Sembra, quindi, che malgrado la potente attività di propaganda politica sulla riduzione delle tasse, Silvio Berlusconi abbia fatto molto per innalzare il livello di pressione fiscale, non meno dei governi di centro sinistra.

Un confronto con gli altri Paesi

Nel 2011, la pressione fiscale è tornata ai livelli del 2008, dopo essere salita fino al 43,1% nel 2009. Rispetto al 2000, spartiacque usato dall’Istat per fare la comparazione internazionale, la pressione fiscale in Italia è aumentata di un +1,3%. Questo dato indica un trend positivo, opposto, per esempio, al trend tedesco (-2.3%), finlandese (-3.7%), danese (-1.1%), svedese (-7%), spagnolo (-1.9%) e olandese (-1.5%) e così via. Solo la Francia ha visto aumentare la pressione fiscale dal 2000 al 2011 (+0.4%).

Grafico.2. Pressione fiscale in comparazione con altri Paesi europei.

tasseFonte: Rielaborazione dati Istat, 2013

Due parole sul debito pubblico

Non aggiungo niente di nuovo rispetto a quanto già noto e riportato in un bell’articolo de Linkiesta.it, dell’anno scorso.

Durante i governi Berlusconi, il debito pubblico è aumentato del +11,53% tra il 2001 e il 2006, e di un +11,84% tra il 2008 e il 2010. Inoltre, cito dall’articolo “i Governi presieduti da Silvio Berlusconi hanno contribuito all’accumulo di debito pubblico per il 27,41%. Più staccati Prodi (i cui due Governi hanno prodotto l’8,81% del totale), Amato (6,64%) e Ciampi (6,15%)“. Quindi, oltre alla pressione fiscale, i governi di Berlusconi sembrano aver influito pesantemente anche sull’aumento del nostro debito pubblico, oggi arrivato a livelli insostenibili.

Non ci va così male, non ci va così bene

Dai dati qua presentati è evidente che la condizione Italiana non è così drammatica, dal punto di vista della pressione fiscale, di come tanti vorrebbero far apparire. Non c’è dubbio che, in tendenza opposta agli altri grandi Paesi europei, la tassazione in Italia sia aumentata, si è detto che dal 2000 al 2011 ha segnato un +1.3%, a fronte però, di un livello di partenza non così alto (41.3%). In Svezia e in Danimarca la pressione fiscale era sopra il 50% e dunque, malgrado una sensibile riduzione della pressione fiscale, il livello di tassazione resta ampiamente superiore alla media.

La differenza, come sempre, è data dal “come” i soldi vengono gestiti e reinvistiti, ossia in servizi ai cittadini e alle imprese. In Italia, a fronte di un seppur lieve aumento della pressione fiscale, non si vedono né spese intelligenti né investimenti utili da parte dello Stato. C’è da dire, però, che non è possibile dare la colpa solo alla Politica. Certo, la promessa di Berlusconi “meno tasse per tutti” è stata una pia illusione, che non si sa per quale motivo, i cittadini sembrano non aver capito negli ultimi quindici anni, però è anche vero che abbiamo livelli di evasione fiscale abnormi e che questo rincorrersi in una gara di egoismi non può che pesare negativamente sul bilancio complessivo del Paese.

Insomma, ad ognuno le proprie responsabilità.


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