Intervista a Patrizia Toia, europarlamentare dal 2004, già Ministro per le Politiche comunitarie e in precedenza assessore presso la regione Lombardia.
Tra gli Obiettivi del Millennio (Millennium Development Goals) sul tema dell’acqua si prevede di “dimezzare, entro il 2015 la percentuale di persone prive di accesso sostenibile all’acqua potabile ed ai servizi igienico-sanitari di base”. Intanto però metà della popolazione mondiale dipende da fonti di acqua non rinnovabili. E 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e circa il 40% della popolazione mondiale non ha accesso a servizi igienici adeguati. Su quali misure sta lavorando il Parlamento Europeo?
L’accesso all’acqua è sicuramente il punto cardine degli Obiettivi del Millennio, perché non è un tema isolato, ma si riflette su tutti gli aspetti della vita e dello sviluppo. Negli ultimi 7 anni la Commissione Europea ha investito più di 200 milioni di euro per garantire l’accesso alle risorse idriche nel mondo, portando l’acqua a 70 milioni di persone. Il nostro primo sforzo adesso è quello di confermare i buoni risultati ottenuti, perché la crisi economica non sia utilizzata come giustificazione per un taglio ai fondi per lo sviluppo. Molti paesi europei sono impegnati, anche singolarmente, in progetti a sostegno dello sviluppo delle risorse idriche, il nostro ruolo come decisori europei è di puntare fortemente all’integrazione di tutti questi interventi sotto un nuovo approccio nella cooperazione: più coordinato, più efficace, più duraturo. Nei prossimi mesi, con poiché il 2015 sarà l’Anno Europeo per lo Sviluppo, l’impegno dell’Unione Europea per il diritto all’acqua sarà prioritario: insieme ai partner privati e alle organizzazioni internazionali dovremo concentrarci in particolare sull’Africa subsahariana, dove risiede il 40% della popolazione globale che non ha accesso all’acqua potabile.
La scarsità delle fonti costringe molti Paesi a “importare acqua” in modo virtuale. In sostanza devono aumentare l’acquisto di beni che potrebbero, con altre risorse idriche, coltivare sulla propria terra. In che modo il mondo della Ricerca, dell’Industria e della cooperazione possono dare risposte a questo tipo di emergenza?
Il costante aumento dei livelli attuali di consumo di acqua porta pesanti conseguenze anche su diversi settori industriali. Non solo in ambito agricolo e alimentare, anche l’approvvigionamento energetico e i settori ad alta tecnologia risentono della riduzione delle risorse idriche. La gestione, anche integrata dell’acqua nei processi produttivi, e l’uso e la gestione intelligente delle risorse, sono quindi fondamentali per limitare i contraccolpi economici in un mondo sempre più popoloso e sempre più “assetato”. In questo quadro, l’Unione Europea da tempo lavora alla diffusione delle buone pratiche per il recupero dell’acqua piovana e il trattamento delle acque reflue, ma l’Industria e il mondo della Ricerca hanno un compito altrettanto decisivo per garantire che i sistemi di sviluppo avviati siano realmente innovativi, sostenibili e inclusivi, perché non possiamo commettere nuovamente l’errore di diffondere modelli dannosi per l’ambiente e per l’uomo.
Sono circa 800 i centri urbani in Italia non in regola con le normative vigenti. Il 19 luglio del 2012 la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia a pagare una multa di 714.000 euro al giorno. Per evitare questo salasso c’è tempo sino al primo gennaio del 2016. Il sistema Italia è in grado di dare risposte in tempi certi all’Europa?
L’Italia negli anni non si è dimostrata molto attenta alle procedure d’infrazione europee e purtroppo resta poco tempo per evitare di pagare la multa, lo stato delle nostre risorse idriche per quanto riguarda l’inquinamento, è molto preoccupante. Almeno il 40% dei fiumi e dei laghi nel nostro paese è inondato dagli scarichi urbani. Secondo i rilevamenti di Eurobarometro i cittadini europei, italiani compresi, sono molto sensibili al problema della qualità dell’acqua. Mi auguro che anche le nostre istituzioni agiscano di conseguenza, con tempestività ed efficacia sul problema, alcune realtà locali lo hanno già fatto, è auspicabile che anche altre seguano il buon esempio. Il governo Letta ha rimesso sul tavolo la questione delle nostre risorse idriche dopo anni di silenzio, attivando quasi 5 miliardi di investimenti. Credo che ci siano i margini e la volontà politica per evitare o almeno ridurre l’infrazione.
All’Expo 2015 il tema sarà “Nutrire il Pianeta”. Ma per nutrirlo, occorre innanzitutto dissetarlo. Come sfruttare appieno l’occasione dell’Expo dove si terrà il prossimo Festival dell’Acqua?
L’Expo 2015 è indubbiamente il momento ideale per affrontare un tema globale come quello dell’approvvigionamento idrico. La presenza del Festival dell’Acqua e la partecipazione globale di attori pubblici e privati sono già un primo passo per stimolare una cooperazione feconda su larga scala, ma possiamo fare di più: in Italia, in particolare, serve un quadro legislativo più chiaro che faciliti gli interventi per lo sviluppo delle risorse idriche globali. Arrivare anche nel nostro Paese ad una legge come quella francese Oudin-Santini, che destina l’1% della bolletta alla tutela dell’acqua, può essere una buona base per rilanciare questo modello in tutta Europa e innescare un ciclo virtuoso che dai nostri enti locali e dalle agenzie idriche porti sviluppo in altre aree del mondo.