Poco da stupirsi se l’Italia esce di fatto dal club delle potenze economiche mondiali. Road show governativi tra Wall Street e City e programmi stile “Destinazione Italia” per attrarre investimenti da Cina o Emirati Arabi mal celano le vera tara del sistema economico nazionale. A colpire al cuore il Paese, secondo la classifica stilata dal World Economic Forum, non sono arretramenti in settori come tecnologia o educazione, quanto le sue istituzioni e la sua burocrazia, o, per meglio dire, la loro inefficienza.
I migliori
I primi della classe? Svizzera, Singapore, Finlandia, Germania e Stati Uniti sono i paesi più competitivi al mondo secondo la classifica della fondazione svizzera World Economic Forum. Gli altri Stati membri dell’Ue che figurano tra i primi venti posti della classifica sono Paesi Bassi, Regno Unito, Belgio, Austria e Danimarca. Francia (23esima) e Spagna (35esima) si piazzano sullo stesso livello dei più forti Paesi dell’Europa orientale, mentre l’Italia è solamente 49esima e la Grecia scivola al 91esimo posto.
I parametri di giudizio
“Il Global Competitiveness Report 2013/2014, pubblicato nel settembre del 2013, si basa su 12 parametri e sul grado di innovazione per classificare il livello di competitività di 148 Paesi. Tutti gli Stati europei occidentali sono classificati come forti innovatori, mentre la maggior parte di quelli orientali sono in fase di transizione”, spiega un report Deutsche Bank.
La pagella dell’Italia
Il giudizio riferito ai 12 indicatori di competitività fornisce un quadro più dettagliato. “Nei settori forti per il Vecchio Continente, metà dei primi 40 classificati al mondo sono Paesi europei. In tecnologia, educazione e infrastrutture tutti i 15 Paesi europei sono nella top 40. I 13 nuovi Stati membri sono relativamente competitivi in salute, tecnologia, formazione specializzata e training”.
E se i problemi europei che riguardano l’ambiente macroeconomico possono essere spiegati dalla crisi nella regione, “a lasciare perplessi – sottolinea il report dell’istituto tedesco – sono le deboli performance per indicatori come efficienza finanziaria, del mercato del lavoro e delle istituzioni. Sono solo 4 i Paesi europei che figurano tra i primi venti per efficienza del mercato finanziario, e solo 13 rientrano tra i primi 40 per gli indicatori istituzionali. Grecia e Italia infatti non figurano nemmeno tra i primi 100. Alcuni Paesi europei non sono quindi in grado di assicurare parametri amministrativi e legali adeguati per stimolare la propria competitività”.
Il mercato del lavoro in Europa
Nella classifica complessiva 2013/2014 solo 12 Paesi europei si piazzano tra i primi 40, scendendo quindi dalla soglia dei 19 registrata nel 2006/2007. “Le aree fortemente competitive come innovazione e educazione – conclude Deutsche Bank – rende fiduciosi sul futuro economico dell’Europa, ma c’è spazio per miglioramenti nell’efficienza del mercato del lavoro. Le performance relativamente deboli delle istituzioni nazionali rappresentano uno stimolo anche per il focus della Commissione europea sulla competitività istituzionale, nonostante le competenze ancora insufficienti di Bruxelles in materia”.