Vittorio Foa e Sesa Tatò sono stati una coppia d’altri tempi, fosse altro per le primavere che avevano con sé quando si sono trovati e poi scelti. Avevano eletto a dimora Formia, forse per il mare, magari per gli amici che venivano a trovarli, o per il profumo dei fiori d’arancio nella strada che portava alla loro casa. Piccoli aneddoti questi ed altri, ricordati dalla figlia di Vittorio, Anna Foa, durante l’inaugurazione dell’Auditorium a lui intitolato nella città pontina.
Per quasi vent’anni Formia è stata scenario di questa splendida coppia che insieme rappresentava la storia dell’Italia, classe 1910 lui, 1925 lei. Hanno attraversato guerre e stravolgimenti trovandosi al di là di barricate, scrivendo e raccontando di un’Italia che cambiava e, quando hanno deciso di convolare a nozze, quello è stato uno dei progetti fatti e realizzati insieme. Vittorio è stato un uomo politico, un sindacalista, un antifascista nonché deputato della Costituente e dirigente della CGIL, nella cui sede nazionale a Roma venne allestita la camera ardente alla sua morte.
Sesa è una giornalista ed intellettuale ed ha dedicato una vita all’impegno dalla parte degli operai ed degli studenti. E come studentessa ho avuto l’occasione d’incontrarla, proprio nella casa di Formia immersa nel profumo di arance. Una casa con un piccolo e splendido portico all’ingresso, pieno di luce, dov’ero andata quando, avendo deciso di avventurarmi nel mondo giornalistico, ho avuto l’opportunità di parlare con una giornalista come Sesa Tatò. Ero andata per farmi raccontare ed in realtà fui io a parlare, un fiume di sillabe e periodi. Le spiegai le ragioni della mia scelta professionale, i principi e gli ideali umani che mi guidavano. Lei mi guardava sorridente, aggiungendo una parola, talvolta una pausa, ed alla fine mi aveva consigliato di leggere, d’informarmi, di approfondire il settore che avrei scelto come mio, così da diventarne padrona e custode più di chiunque altro.
In tutto ciò Vittorio era accanto a noi, seduto, presenza tutt’altro che silenziosa, poiché spesso aggiungeva parole, pensieri e ragionamenti al nostro vorticoso chiacchierare. Insomma, era per lui estremamente difficile restare in disparte e lo comunicava con ferma chiarezza. E così è diventata un’inaspettata chiacchierata a tre. In questo caso le mie parole si sono contate sulla punta delle dita , poiché ho soprattutto ascoltato, afferrando con avidità le parole e realizzando, con piacevole consapevolezza, come Sesa e Vittorio tenessero a darmi un messaggio di sprone e positività affinché io credessi in ciò che stavo apprestandomi fare, non solo professionalmente. E così me ne sono andata con rammarico e nuova linfa, incentivata da due capisaldi dell’Italia autentica, quella bella e sincera.
Oggi Vittorio non c’è più, se n’è andato nel 2008. Sesa è rimasta, portando con sé la sua compagnia, stavolta silenziosa. E di entrambe ha fatto omaggio a Formia il 20 ottobre scorso per l’inaugurazione dell’Auditorium, il giorno dell’anniversario della scomparsa di Vittorio.
E nell’aria sento ancora profumo di arance.