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Legge di stabilità, gli assenti e la scelta di non scegliere

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I veri protagonisti della Legge di Stabilità varata ieri dal Governo sono gli assenti: l’innovazione, la formazione, il capitale intellettuale e più in generale gli investimenti e lo sviluppo sono i “convitati di pietra”, le tematiche cioè sulle quali ci si sarebbe dovuti concentrare per incidere in maniera sensibile sul rilancio economico del nostro Paese. Ma purtroppo, di tutto ciò, nel provvedimento del Governo si trovano solo sparute tracce.

Prendiamo ad esempio l’intervento di riduzione del costo del lavoro, con l’aumento delle detrazioni ai lavoratori dipendenti. Si tratta di una manovra a pioggia, anzi a pioggerella, un “pannicello caldo” che, con poco più di 100 euro annui in più, non cambierà i consumi delle famiglie. Allo stesso tempo, e allo stesso modo, le detrazioni IRAP per i nuovi assunti non basteranno per un rilancio diffuso dell’occupazione a tempo indeterminato.

Sono solo due esempi tra i tanti che si potrebbero fare. La considerazione generale è che purtroppo, ancora una volta, si è scelto di non scegliere, con una logica di interventi lineari e dilazionati nel tempo, buona forse per non scontentare nessuno, grandi interessi corporativi in primis, ma incapace di incidere in maniera forte.

Cosa fare, allora? Evitare gli interventi a pioggia e concentrare le risorse disponibili (per quanto scarse) su pochi ma significativi interventi che possano mostrarsi decisivi per un cambio di passo. Sicuramente una cosa da fare potrebbe essere una più robusta riduzione IRAP, ancor più coraggioso sarebbe un intervento infrastrutturale sulla banda larga e sul wi-fi libero. Si andrebbe a pestare qualche “callo”, ma quest’ultima misura, a regime, potrebbe valere da sola un incremento dell’1,6% del PIL nazionale.

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