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Letta alla prova del Parlamento. Calendario e pronostici

O la va o la spacca. Domani potrebbe essere l’ultimo giorno del governo Letta. O il giorno del suo rilancio fino al 2015. Dopo le dimissioni dei ministri del Pdl, il presidente del Consiglio ha concordato con il capo dello Stato la verifica in Parlamento. Una resa dei conti che metterà ogni deputato e senatore “di fronte alla propria responsabilità”.

Il calendario
Si comincia alle 9.30 nell’aula più difficile, quella di Palazzo Madama dove Letta ha i numeri più incerti. Quaranta minuti per il suo discorso programmatico in cui il premier evidenzierà le tante cose fatte dal suo esecutivo e lo rilancerà con tutto ciò che resta da portare a termine, dalla legge elettorale alla legge di stabilità, dal semestre europeo alla lotta alla disoccupazione. Un progetto ambizioso quello che ha in mente Letta, ad ampio raggio, almeno fino al 2015. Alle parole di Letta seguiranno le comunicazioni dei gruppi per un totale di due ore. Toccherà poi al presidente del Consiglio replicare e nel caso di una mozione di fiducia ci sarà un ulteriore dibattito e l’attesa per le procedure di voto (le cosiddette chiame).Una tabella di marcia che porterà al voto solo in serata. Il tutto sarà poi replicato alla Camera dove Letta interverrà alle 16 e il voto finale si ipotizza arrivi solo alle 22.

Non è comunque “scontata” la decisione di porre la questione di fiducia, come ha spiegato Dario Franceschini: se Letta dovesse capire che l’aula gli rema contro, Letta potrebbe decidere di salire al Colle e dimettersi, evitando così l’umiliazione della conta in Parlamento.

I segnali positivi
In realtà le cose non sembrano mettersi così. La convulsa giornata di oggi regala alla fine segnali positivi per la prosecuzione del governo. Nonostante Silvio Berlusconi resti fermo sulle sue idee, “ho scelto la via del ritorno al giudizio del popolo non per i miei guai giudiziari ma perché si è nettamente evidenziata la realtà di un governo radicalmente ostile al suo stesso compagno di cosiddette ‘larghe intese”, scrive in una lettera al mensile Tempi, i suoi uomini sembrano andare in tutt’altra direzione.

Il ruggito di Angelino
È il vicepremier nonché segretario del Pdl Angelino Alfano a guidare la fronda dei dissidenti, ora per questo ribattezzati “alfaniani”: “Rimango fermamente convinto che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti”, ha fatto sapere su Twitter. Ed è Carlo Giovanardi ad assicurare che ci sono i numeri per la fiducia all’esecutivo. Insomma nel Pdl le colombe sembrano ora avere la meglio sui falchi tanto che è il falco numero uno, Daniela Santanchè a offrire “la sua testa” ad Alfano: “Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unita del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia e che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi”.

Il rischio è che l’eventuale voto di fiducia di domani consegni per la prima volta un partito berlusconiano spaccato. Ma, dopo lo strappo di sabato, è soprattutto su questa spaccatura che si gioca la partita di Letta. Domani si saprà con quale risultato.



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