Il primo dato che emerge è la suddivisione del mondo in tre grandi mercati transcontinentali: quello del Pacifico (a tendenza poliproduttiva e policonsumo); quello dell’Atlantico (dominato dalla cocaina) e quello Eurasiatico (Afghanistan centro produttivo e dominio dell’eroina).
Il secondo dato che spicca è la grande guerra di mafia in Messico, che ha impatti globali nei quali sono inclusi Ue ed Australia. Terzo dato, almeno 28 Paesi ed una entità parastatuale sono sedi d’importanti gruppi mafiosi di rilevanza regionale e spesso mondiale.
Quarto dato: i Paesi in espansione economica e quelli in declino generalizzato sono obbiettivi rilevanti per gruppi mafiosi aggressivi. Ogni Brics è sede di un gruppo criminale organizzato transnazionale importante, mentre gli Stati Uniti rischiano la colonizzazione mafiosa estera.
Il riciclaggio e la penetrazione finanziaria sono l’affare criminale più lucroso e sono appannaggio dei paesi sviluppati ed indebitati, con l’eccezione Bric di Cina e Russia. Questa finanza nera, appoggiata alla shadow finance ed ai paradisi fiscali classici, ha già unificato l’emisfero Nord del mondo in un insieme “eurasiatlantico”. Il rischio mafioso è una minaccia mortale alla sostanza del potere, della responsabilità pubblica e della democrazia, che prospera sull’erosione democratica prodotta dal finanz-capitalismo.