“Fare per l’hardware quello che la piattaforma Android ha fatto per il software”: non stupisce che sia questa la missione del Project Ara presentato da Motorola (Mobility), il produttore americano di cellulari acquistato da Google nel maggio 2012.
L’iniziativa di Motorola rappresenta una piattaforma di sviluppo open source per la realizzazione di smartphone modulari personalizzabili a piacere dagli sviluppatori nelle componenti hardware; l’utente avrà “il potere di decidere che cosa deve fare il telefono, che look deve avere, di che cosa deve essere fatto, quanto deve costare e durare”, come dice Motorola.
Aspettiamoci smartphone in cui potremo cambiare singole parti in base alle nostre necessità, unendo pezzi di vendor differenti, da una batteria che dura di più a una fotocamera più grande. Sarà facile sostituire parti rotte o obsolete e si eviterà la spesa di un nuovo cellulare. In pratica, Motorola (Google) ha in mente l’antitesi dell’iPhone, costoso e non aggiornabile se non comprando un modello più evoluto.
Per questo progetto Motorola lavorerà con Phonebloks, la start-up social del designer olandese Dave Hakkens che ha di recente lanciato un simile ambizioso concetto per gli smartphone; Motorola afferma che stava già lavorando su Project Ara quando ha incontrato Hakkens ed è scattata l’idea di mettere insieme le forze: le alte competenze tecniche di Motorola con la community di Phonebloks.
Il design di Project Ara è composto da un endoscheletro, la struttura di base del telefono, e da vari moduli, che possono essere “qualunque cosa”, da una nuova tastiera a un ossimetro da dito. Ora Motorola fa appello agli sviluppatori per creare i vari moduli di Ara e prevede di rilasciare la versione alfa del kit di sviluppo già nel corso dell’inverno. Resta da vedere se la formula “open source” sarà una storia di successo nell’hardware come nel software: Android è l’Os più diffuso sugli smartphone di tutto il mondo, con uno share del 75%, secondo Idc.