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Perché l’accordo sul debito Usa non può sfumare

A parte le solite indiscrezioni di un Tea Party (la parte più radicale dei Repubblicani) sempre più in minoranza, il week end non ha portato novità da Capitol Hill.
Anzi, presumibilmente l’insistente circolare di queste indiscrezioni ha portato il leader dei Repubblicani alla Camera, Boehner, a dichiarare ieri sera che “non ci sono i voti per passare una proposta senza condizioni” (in particolare su Obamacare). Non mancano autorevoli opinioni in senso opposto: secondo il Washington Post  22 membri Repubblicani e 195 Democratici alla House Of Reps sarebbero favorevoli a una Clean Continuing Resolution, il che sarebbe l’esatta maggioranza (la Camera conta 432 seggi).
Ma ormai il 17 ottobre è vicino, e quindi una CR non basta. Serve un accordo anche per il Debt Ceiling.
Tra l’altro lunedì prossimo è il Columbus Day e la prossima settimana è una “Constituent Work Week” ovvero una di quelle settimane in cui i delegati tornano nei loro stati di provenienza per partecipare a eventi e attività varie e quindi i lavori del Congresso sono sospesi. Ne consegue che i giorni effettivamente utili per portare avanti le negoziazioni in vista del 17 ottobre sono 5 o 6.

Con questo in mente, i mercati hanno aperto con un tono opaco fin dalla seduta asiatica. A guidare i ribassi Tokyo, che oltre a soffrire come tutti dell’incertezza, è penalizzata più degli altri dalla debolezza del $, che si traduce in forza dello Yen.

Il clima negativo si è trasferito alla seduta europea, con la notevole eccezione degli asset italiani, S&P MIB e BTP, che continuano a vivere in un’altra dimensione. Basti pensare che la borsa milanese nelle ultime 5 sedute ha rifilato oltre 5 punti di performance relativa al Dax e all’S&P 500, e oltre 4 all’Eurostoxx 50. E il BTP 10 anni ha recuperato 40 basi points di spread contro bund nel medesimo intervallo di tempo.
A supportare gli asset oggi ha contribuito la notizia (per la verità già in parte nota) uscita venerdì sera su Reuters che l’imminente rivalutazione delle partecipazioni delle banche italiane alla Banca D’Italia rafforzerà i ratio patrimoniali delle stesse. Cosi oggi 4 dei migliori 5 titoli dell’S&P MIB sono banche.

Personalmente, sono fermamente convinto che le conseguenze estreme di un raggiungimento del tetto del debito verranno evitate. Nel caso improbabile che si giunga all’effettivo esaurimento delle risorse di emergenza, le revenue fiscali saranno usate per far fronte alle obbligazioni derivanti dal debito pubblico, e le spese pdi carattere prioritario che restano non coperte potrebbero venire finanziate col ricorso alla clausola “unusual and exigent circumstances”  del Federal Reserve Act, che permetterebbe alla FED di scontare attività finanziarie al tesoro.

Il problema non è il Default, ma il danno che il protrarsi di questa situazione, e connesso baccano sui media, può fare alla confidence e al morale di consumatori e aziende. Se la situazione non si risolve entro pochi giorni, è probabile che i prossimi dati macro (quando ricominceranno a essere rilevati e pubblicati) portino il segno di questi danni.
Volendo sottolineare un aspetto positivo, un eventuale indebolimento dei dati rinvierà ulteriormente il tapering, che già quasi nessuno si attende prima di Dicembre-Gennaio. Un minimo rallentamento potrebbe spedirlo ben dentro il 2014.

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