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Obama fa scoprire con il Datagate l’acqua calda a Merkel e Hollande

Fa sorridere anche i meno smaliziati la vicenda delle intercettazioni che sta incrinando i rapporti fra l’amministrazione Obama e i governi di tutta Europa. La notizia a dire la verità era già di dominio pubblico da prima dell’estate, ma negli ultimi giorni ha ritrovato vigore a causa delle indiscrezioni che indicano come anche il cellulare del Cancelliere Angela Merkel fosse stato sotto il controllo della National Security Agency (NSA).

Spiati o consapevolmente controllati?

Infatti dalle “soffiate” della talpa Snowden sarebbero almeno 35 i leader politici di paesi, tra i quali praticamente tutti quelli europei, ad essere monitorati costantemente dall’agenzia americana per mezzo del programma Prism, nato per sorvegliare minuziosamente per fini di antiterrorismo tutto il traffico voce, internet, e.mail, conversazioni VoIP, ecc. generato in ogni angolo del pianeta.
In particolare le reazioni dei governi tedesco e francese sono state particolarmente violente al punto da far nascere qualche più che leggitimo sospetto, visto che i servizi di tutto il mondo, compresi quelli tedeschi e francesi, da sempre svolgono attività di intelligence utilizzando metodi e tecniche simili. Viene da domandarsi come personaggi del calibro della Merkel o di Hollande (nel senso del ruolo istituzionale che ricoprono), non siano perfettamente a conoscenza che le loro conversazioni, per quanto protette, sono sotto potenziale osservazione da parte di un numero elevatissimo di paesi amici e meno amici sempre alla ricerca d’informazioni di prima mano.

Le ragioni (vere e apparenti) dell’indignazione

Ma la forza dell’irritazione dilagante cui abbiamo assistito nelle ultime ore nei confronti del Datagate, cela nella realtà motivazioni ben diverse rispetto a quelle che si vogliono far credere.
Il governo tedesco per primo, seguito da quello francese, vogliono far naufragare i negoziati avviati da poco con gli Usa per giungere a un accordo per il libero scambio fra i due macro mercati, ritenendo che in questo momento potrebbe essere non proficuo per le loro economie. Lo stesso presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, ha tuonato: “Penso che dobbiamo sospendere ora i negoziati per arrivare a un accordo di libero scambio tra UE e USA”, facendo candidamente intuire che tutto il polverone sollevato dalle cancellerie franco-tedesche sulle intercettazioni americane è strumentalizzato a questo intento.

Anche il recente scivolone del corso del dollaro nei confronti dell’euro, senza nessun intervento per attenuarne il deprezzamento, può essere letto in quest’ottica: come si può conciliare la creazione di una enorme area di libero scambio se le rispettive valute esprimono valori così diversi rispetto ai propri fondamentali? Insomma le presunte intrusioni nelle conversazioni telefoniche della Merkel e di Hollande, effettuate dagli uomini dell’amico e alleato Obama, hanno fatto cadere dalle nuvole i due leader europei che hanno preso la palla al balzo per fermare sul nascere le trattative di un accordo che avrebbe certamente creato problemi alle loro economie che iniziano (finalmente!) a sentire gli effetti negativi della ridotta competitività internazionale, anche a causa dell’architettura sbagliata della valuta di cui sono dotate.

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