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Il Pd ribelle e renziano di Giachetti

C’è chi dà del filo da torcere al governo Letta. No, non si sta parlando dell’ennesima iniziativa di qualche falco berlusconiano. Questa volta le critiche arrivano dal Partito Democratico, dal vicepresidente della Camera Roberto Giachetti.

Il “pasionario” della riforma elettorale ha ripreso il suo sciopero della fame iniziato lo scorso anno per dire no al Porcellum. E pone ai suoi compagni di partito domande scomode: “Il Pdl è perfettamente coerente, questa legge elettorale l’ha costruita, l’ha sempre difesa, loro non ci pensano per niente a cancellarla. Invece il problema è capire: il Pd che posizione ha? Ci sarà una sede nella quale il Pd prende una posizione rispetto a questa esigenza di modificare la legge elettorale o facciamo come gli struzzi e aspettiamo eventualmente che arriva la sentenza della Corte costituzionale?”.

Le accuse dei suoi compagni di partito
Al momento non sembrano arrivare risposte ma accuse, almeno dalla parte più vicina all’esecutivo del Pd. “Evitiamo facili slogan – ha detto il lettiano Francesco Russo – non c’è una maggioranza facile su nessuna legge elettorale e serve una soluzione condivisa”.

Parole a cui Giachetti risponde parlando con Formiche.net: “Se l’accusa di parlare per slogan è rivolta a me rispondo semplicemente dicendo che nel mio piccolo credo di aver dato un contributo concreto, con la mozione che presentai a maggio scorso, a “prendere di petto” la questione della cancellazione del Porcellum. La legge di salvaguardia, questa sì invocata da tutti in un continuo stillicidio di dichiarazioni anche da parte dei rappresentanti del Governo, resta a parole una priorità. Di questo si è avuto prova quando in parlamento si creò la possibilità di dare un primo segnale di corrispondenza tra parole e fatti; come è finita ormai lo sappiamo tutti”. Finì che la mozione Giachetti venne votata solo da Sel e M5S.

Come sarà il “No Porcellum day”
La protesta di Giachetti culminerà con il “No Porcellum day” il 31 ottobre a Eataly. Un’iniziativa che il ribelle del Pd immagina così: “Mi piacerebbe che fosse una giornata di mobilitazione completamente ‘disorganizzata’ e spontanea da parte di chi crede nella necessità di restituire al cittadino la facoltà di scegliersi i propri rappresentanti e di garantire contestualmente a chi vince le elezioni di governare e a chi perde di fare opposizione. E’ un’occasione nella quale i cittadini potranno far sentire la propria voce su un tema che da mesi – lo dicono tutti i sondaggi – si mantiene ai primissimi posti tra le domande a cui la politica deve urgentemente rispondere”.

Giachetti e Renzi
Il vicepresidente della Camera, dalle origini radicali, è un battitore libero ma da tempo è accostato alla corrente renziana del Pd. E non è un caso che siano stati proprio i deputati più fedeli al sindaco di Firenze a schierarsi a favore della sua iniziativa. Anche se Giachetti tiene a precisare che in caso di vittoria alle primarie di Matteo Renzi, il governo non si indebolisce ma si rafforza: “Personalmente credo che con Renzi segretario il Governo potrà essere più forte. Intendiamoci: più forte per fare quelle poche e semplici cose su cui si è impegnato al momento del suo insediamento, a partire dalla riforma elettorale, dalle misure di sostegno alla crescita, dalla netta riduzione delle tasse sul lavoro alla messa in sicurezza dei conti pubblici, per poi tornare a ridare voce ai cittadini. Se quindi il ruolo di Renzi segretario potrà servire a stimolare e spronare il Governo a fare tutto questo, ben venga: ne guadagnerebbero il Paese e la politica stessa”.

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