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Pechino vieta lo ‘shopping tour’ ai turisti cinesi

Niente più ‘shopping tour’ per i turisti cinesi. Lo ha imposto un nuovo provvedimento promulgato dal Governo di Pechino lo scorso 1 ottobre, che vieta il cosiddetto shopping ‘forzato’, ossia i tour organizzati con il preciso scopo di guidare i turisti ad acquistare in particolari luoghi e negozi. Una normativa volta a tutelare i diritti dei viaggiatori, ma che ha già avuto come conseguenza un aumento dei prezzi dei viaggi. In precedenza, infatti, vigeva un meccanismo per cui le agenzie viaggi cinesi proponevano pacchetti a prezzi bassissimi e, per rientrare nei costi, stringevano accordi con i proprietari di negozi inserendo nel tour una tappa per lo shopping. L’aumento dei prezzi dei pacchetti dovrebbe incidere però maggiormente sui viaggi a corto o medio raggio, verso destinazioni come Hong Kong, Macao o la Corea, finora mete privilegiate del turismo e dello shopping del Dragone.

Si potrebbe quindi assottigliare la forbice di prezzo con i viaggi verso l’Europa, altra destinazione prediletta dai turisti d’oltre Muraglia, dei cui acquisti la moda e il lusso continuano a beneficiare. I cinesi, nei primi nove mesi del 2013, si sono infatti confermati il traino dello shopping Tax Free in Europa salito, secondo i dati Global Blue, del 13% a quota 39 miliardi di euro, con un’ulteriore previsione di crescita del 10% nel 2014. Gli acquisti dei cinesi nel 2014 dovrebbero aumentare del 16%, seguiti da quelli dei russi con un +14 per cento.

Secondo quanto affermato da Pier Francesco Nervini, VP International Key Accounts di Global Blue Group, durante la presentazione dei dati al convegno Altagamma, il provvedimento “non avrà in generale un impatto negativo, fatta eccezione per quelle destinazioni, specialmente asiatiche, in cui erano previste queste formule”. Allo stesso tempo, ha proseguito l’analista, “potrà portare all’evoluzione delle aspettative dei cinesi verso un’esperienza turistica più ricca, coinvolgente e autonoma generando un circolo virtuoso tra flussi turistici, spesa e ricerca delle eccellenze europee.” In pratica, per i marchi del lusso l’abolizione dello shopping forzato può rappresentare un’opportunità, se riusciranno a farsi ‘scegliere’ più consapevolmente dai turisti cinesi.

Già a settembre la stampa del Paese del Drago aveva parlato di un turismo cinese più autonomo e di una crescente disaffezione verso il modello delle gite in comitiva.

 

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