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Perché Befera mi ha un po’ deluso

L’evasione fiscale è senza dubbio uno dei mali di questo Paese, ma non è che sia un gran bene sentire un direttore dell’Agenzia delle Entrate che afferma, come se fosse la cosa più naturale del mondo, che il suo obiettivo, al di là dell’aumento del gettito, è quello di insegnare agli italiani che le imposte vanno pagate per dare servizi e per redistribuire il reddito.

La confusione dei ruoli

Il punto non è essere d’accordo o meno con il merito dell’obiettivo individuato, ma prendere atto della crescente normalità di una situazione invero anomala, qual è quella che si determina quando vi è totale confusione tra un ruolo tecnico di grande potere e una funzione di indirizzo politico che compete invece esclusivamente a chi viene eletto o mandato a casa dai cittadini.

Il tecnico perfetto

E d’altro canto, quando nel 2008 e 2009 Tremonti varava gli scudi fiscali, l’Agenzia delle Entrate guidata già allora da Attilio Befera non espresse sull’operazione quei negativi giudizi morali che molti, tra cui noi, esprimemmo, ma si limitò a diramare dettagliate spiegazioni cosicchè chi aveva capitali sommersi all’estero potesse approfittarne al meglio, trincerandosi in quel caso, giustamente, e sottolineo giustamente, dietro al suo ruolo meramente tecnico e non politico.

I tecnici a corrente alternata

Abbiamo bisogno in questo Paese di politici e tecnici capaci di interpretare ciascuno il proprio ruolo con coraggio ed efficacia, non di tecnici che fanno a corrente alternata i politici senza peraltro mai sottoporsi al giudizio popolare, o di politici che, per vivere sereni nel Palazzo, si limitano a leggere supinamente quello che gli scrivono i tecnici.


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