La Pira invocato, don Tonino Bello evocato e la Rottamazione è bell’e rottamata.
Diamo il benvenuto al nuovo corso di Matteo Renzi. L’inizio della campagna per le primarie a Bari segna una nuova tappa per l’Houdini del Pd.
Addio a Renzi critico con la Triplice, beffardo contro D’Alema e i dalemoni, e affossatore dei tic tipici della sinistra d’antan. Evidentemente quello schema di gioco non ha funzionato alle scorse primarie del Pd, vista la vittoria di Pierluigi Bersani. E siccome squadra che perde si cambia, avanti con un nuovo Renzi.
Quindi grande afflato per il ruolo della scuola e degli insegnanti per scaldare i cuori sindacali, strategiche critiche alla legge Fornero per strizzare l’occhio al vendolismo, che non bisogna più svillaneggiare come in passato, e un po’ di tattico dipietrismo che solletica la base e fa molto grillismo anti Quirinale.
Così, soprattutto, Renzi sempre meno Matteo cerca di distinguersi da quell’Enrico Letta che traduce in politica (orrore!) gli input istituzionali del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ma basta questo per giustificare la bandiera anti establishment sventolata ma non troppo a Bari?
Certo che no. Ma la coerenza (Renzi è stato dopo le elezioni il propugnatore in versione anti Bersani delle larghe intese…) non è materia di discussione: alle primarie si partecipa per vincere, la linearità tra fatti e parole può attendere.
Tanto, dopo aver vinto le primarie, e magari essere diventato segretario del partito con posizioni di sinistra un po’ giustizialista, nel caso l’establishment del partito decida davvero di candidarlo pure a Palazzo Chigi ci sarà il tempo per tentare di conquistare gli elettori non di sinistra – tornando a fare il Matteo – promettendo riduzioni di tasse, elogiando gli spiriti animali di imprenditori e professionisti, parlando di merito e innovazione anche nella scuola e nelle università, e pure di Stato minimo ed efficiente.
D’altronde si sa – vista anche l’esperienza del premier operaio e imprenditore… – gli attori sono tanto più osannati e di successo quanto più parti in commedia sanno recitare.